27 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Expo 2015

La Lega diserta la commissione Antimafia, «Maroni non invitato»

La delegazione del Carroccio non parteciperà alla riunione in Prefettura per approfondire il tema delle infiltrazioni mafiose nell'economia legale del Nord anche in vista di Expo 2015. Fi solidale. La replica: «Nel programma concordato nell'ufficio di presidenza era stato deciso di svolgere a Roma le audizioni dei Governatori»

MILANO - La delegazione della Lega Nord non parteciperà alla riunione della commissione parlamentare Antimafia, prevista oggi a Milano in Prefettura per approfondire il tema delle infiltrazioni mafiose nell'economia legale del Nord e delle attività di contrasto e prevenzione della criminalità organizzata, anche in vista di Expo 2015. Lo hanno fatto sapere il deputato Angelo Attaguile e il senatore Raffaele Volpi, che hanno motivato la decisione in seguito al mancato invito al vertice del presidente della Regione Lombardia.

GOVERNATORE LOMBARDIA NON INVITATO - «E' davvero assurdo - ha spiegato Volpi - che siano stati invitati diversi rappresentanti istituzionali locali, ma non il governatore Maroni, che come anche la presidente della commissione Rosy Bindi sa bene, da ministro dell'Interno diede vita, proprio a Milano, alla sezione specializzata dedicata all'Expo del comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza nelle grandi opere pubbliche».

MANCANZA GRAVE - Non solo, ha proseguito l'esponente del Carroccio a Palazzo Madama, il presidente della Regione Lombardia è anche «presidente del 'Tavolo Lombardia', luogo istituzionale di coordinamento degli interventi regionali e sovraregionali legati a Expo. Inoltre - ha aggiunto - in sede di ufficio di presidenza della commissione Antimafia si era discusso ampiamente su come e quando organizzare questa riunione alla sua presenza. Il mancato coinvolgimento del presidente della Regione Lombardia, quindi, rappresenta non solo uno sgarbo istituzionale, ma una mancanza grave, incomprensibile e censurabile».

FI SOLIDALE - «Esclusione macchiata di ideologia contro cui protestare vivamente quella compiuta dalla commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi, che, in missione oggi a Milano, evita di incontrare il presidente della Regione, Roberto Maroni», ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia (Fi), secondo il quale «al di là dello sgarbo istituzionale, è incredibile che si voglia prescindere dal contributo di chi, come ministro dell'Interno, ha operato nel governo che più di tutti nella storia ha fatto nella lotta contro la mafia».
«Con ogni evidenza avevamo ragione - ha rivendicato il presidente dei deputati di Fi - quando avevamo intravisto nella nomina a presidente di Rosy Bindi una deriva gravemente faziosa e propagandistica di una Commissione che dovrebbe puntare a scardinare la mafia e non, invece, a fare politica di parte».

MARONI CONVOCATO A GENNAIO - Poco dopo Bindi e Maroni hanno concordato che l'audizione da parte della commissione Antimafia del Governatore lombardo si terrà a Roma a gennaio. Oggi a Milano, la commissione svolge infatti le audizioni istituzionali del vicepresidente del Consiglio e ministro dell'interno Angelino Alfano e del direttore della Dia, Arturo De Felice.
In una nota la commissione ha sottolineato che nel programma nazionale concordato nell'ufficio di presidenza era stato deciso di svolgere a Roma le audizioni dei presidenti di Regione in una fase successiva e per questo a Reggio Calabria non era stato convocato il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti.

BITONCI (LEGA), BINDI SI DIMETTA - Ciò nonostante, Massimo Bitonci, presidente della Lega Nord al Senato, ha chiesto le dimissioni della presidente della commissione Antimafia Bindi dopo il mancato invito del governatore Maroni alla riunione dell'organismo parlamentare a Milano.
«Il comportamento di Rosy Bindi è davvero inqualificabile - ha detto Bitonci - non aver invitato oggi il governatore Maroni, che molto può dire sulla lotta alla mafia visto che da ministro dell'Interno ha condotto una guerra durissima contro la criminalità organizzata con risultati in termini di arresti e sequestri mai visti prima in tutta la storia della Repubblica, è una scelta che la presidente della commissione Antimafia deve pagare in termini politici con le sue dimissioni da quell'incarico. In quella posizione - ha sostenuto Bitonci - non la voleva nessuno, persino molti del suo stesso partito. Basta con questi poltronari, la Bindi non rappresenta nessuno, tanto meno chi lotta contro l'illegalità. Vada a casa».