27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Governo Letta

«Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per non rigettare il Paese nel caos ora che si sta rialzando»

Il premier: «Sono qui per chiedere la fiducia al mio governo per un nuovo inizio. Propongo nuovo patto di governo che chiameremo da oggi 'Impegno 2014' che sarà definito nei dettagli nei prossimi mesi ma che da oggi ha inizio»

ROMA - «Sono qui per chiedere la fiducia al mio governo per un nuovo inizio. Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per non rigettare il Paese nel caos proprio ora che si sta rialzando», ha detto il premier Enrico Letta parlando nell'aula della Camera nel giorno del voto di fiducia.

IMPEGNO 2014 - Letta ha poi sottolineato come sia «un obbligo generazionale servire ancora e contribuire alla ricostruzione» del Paese. Per questo il premier ha proposto al Parlamento un «nuovo patto di governo che chiameremo da oggi 'Impegno 2014' che sarà definito nei dettagli nei prossimi mesi ma che da oggi ha inizio» che accompagnerà «profonde riforme delle Istituzioni» e della Costituzione su cui «chiedo al Parlamento di procedere secondo le procedure dell'articolo 138». Il presidente del Consiglio ha spiegato che sulle riforme costituzionali «ci sarà una discussione aperta con tutte le forze di maggioranza» e si partirà dal lavoro del comitato dei saggi. Ma «chi farà saltare il banco ne risponderà ai cittadini che con referendum saranno comunque chiamati a valutare la riforma che ci farà scrollare di dosso l'immagine di un Paese barocco».

LE 4 RIFORME COSTITUZIONALI - Sono quattro i punti di revisione della seconda parte della Costituzione indicati in Parlamento come parte di quell ' «Impegno 2014», su cui fonda la fiducia che chiede alla sua nuova maggioranza e che dovranno essere realizzate «in diciotto mesi» con le procedure ordinarie di revisione costituzionale previste dall'articolo138: riduzione del numero dei parlamentari, abolizione delle province, fine del bicameralismo perfetto, riforma del titolo V della Costituzione.

TENSIONI PASSATE MI HANNO FRENATO - «Per raggiungere questi obbiettivo - ha sottolineato Letta alla Camera- dobbiamo rapidamente definire i ddl costituzionali» che avranno come base «il lavoro utilissimo del comitato dei saggi. Nei mesi scorsi - ha detto più in generale Letta - non c'erano le condizioni per farlo, come chiesto più volte dal senatore Monti. Oggi invece le condizioni ci sono. C'è un nuovo segretario del Partito democratico (Pd), il Nuovo centrodestra (Ncd), i nuovi 'gruppi parlamentari per l'Italia. Il nostro obbiettivo è avere entro 18 mesi istituzioni che funziono. Possiamo farlo con un'intesa e un'azione forte».

NO A EVERSIONE - Quindi il capo del governo si è rivolto ai forconi e a Beppe Grillo: «Le istituzioni vanno sempre rispettate soprattutto in tempi amari come questi» nei quali «si arriva a incitare le forze dell'ordine all'insubordinazione che sono fedeli alla Repubblica e voglio pubblicamente ringraziare». Continuando il suo attacco al leader del Movimento 5 stelle (M5s), il presidente del Consiglio ha spiegato: «Si tenta di immiserire questa aula con parole e azioni illegittime figlie di una cultura politica che mette all'indice i giornalisti, avalla la violenza e vuole fare maceria degli edifici stessi della democrazia rappresentativa».

PIL TORNA A CRESCERE - Poi Letta ha annunciato: «La caduta del Pil si è arrestata, è il primo segno positivo dopo oltre due anni. Il 2014 sarà il primo anno con il segno più dopo il buio della crisi. Il Paese oggi può ripartire, si devono fare subito riforme strutturali. Dobbiamo arrivare arrivare alla crescita dell'1 per cento nel 2014 e del 2 per cento nel 2015». Resta però, ha evidenziato con forza Letta, «il nostro debito pubblico colossale che stiamo aggredendo» e «dobbiamo farlo sempre di più. E' importante non solo perché ce lo chiede l'Unione europea ma perché questo rapporto debito-pil ci costa, solo quest'anno, 90 miliardi di euro in interessi: dieci leggi di stabilità. Sono soldi buttati».

FARE LEGGE ELETTORALE - Inoltre il premier ha invitato a trovare «soluzioni al più presto» sulla riforma della legge elettorale, sottolineando in Parlamento la necessità che «dopo che la Consulta ci ha liberato della peggior legge elettorale in Europa, governo, maggioranza ed il Parlamento lavorino per dare pronta attuazione al pronunciamento Consulta» con una nuova leggi che cancelli la attuale ed «eviti un eccesso di frazionamento della rappresentanza che ci condannerebbe all'ingovernabilità. La democrazia dell'alternanza - ha ammonito - è irrinunciabile e ci impone di orientarci verso meccanismi maggioritari. E, d'altra parte, nessuno pensi a sistemi elettorali puntivi verso altri. La sentenza della Consulta ci impone di intervenire al più presto. Finalmente sono state cancellate le liste bloccate, inno alla cooptazione. È necessario ricreare un legame forte tra elettori e eletti, bisogna facilitare le scelte dei cittadini».

STOP FINANZIAMENTO PARTITI - Poi il presidente del Consiglio ha rinnovato l'impegno del governo a «completare definitivamente entro l'anno l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti», intervenendo con «gli strumenti a disposizione» per dare seguito alle proposte «già da tanto tempo» presentate dall'esecutivo. Inoltre Letta ha annunciato: «Nel prossimo Cdm faremo un intervento sul settore assicurativo capace di diminuire il costo di Rc auto». Quanto all'indulto: «Il Parlamento assumerà le sue decisioni ma siamo pronti per quello che riguarda il governo, siamo la patria di Cesare Beccaria e lo dobbiamo dimostrare». Per quanto riguarda le privatizzazioni invece, il premier ha detto: «Il primo blocco presentato vale tra i 10 e i 12 mld di euro, che andranno a riduzione del debito. Troppi errori sono stati fatti nel passato, nessuno si sogna di svendere per fare cassa, credo profondamente nel ruolo dello stato. Ma credo anche che lo stato per essere credibile e funzionante non possa fare di tutto. L'arrivo di capitali privati può essere il momento di svolta per iniettare risorse fresche, rilanciare la produzione e garantire lo sviluppo delle aziende coinvolte: il caso è quello di Fincantieri e di Sace».

POPULISTI NON MI DIANO FIDUCIA - Finite le tematiche nazionali, il presidente del Consiglio ha parlato di Europa: «Chi vuole isolare l'Italia non voti la fiducia, chi vuole giocare sul populismo anti europeo non voti la fiducia al mio governo». Letta ha chiesto di «tracciare una linea» tra chi è europeista e vuole cambiare in meglio l'Ue e chi vuole distruggerla puntando sul populismo antieuropeo. Il capo del governo ha ribadito che «senza l'Europa non si salva nessuno, neppure il Paese più forte dell'Ue», la Germania. «Senza l'Ue ripiombiamo nel Medioevo», «il nostro semestre Europeo deve ridare energia a un'Europa con le batterie scariche, gli europei quando sono divisi non sono protagonisti, non abbiamo più tempo il mondo cambia e lo fa senza aspettarci».

ITALIA CAMBIERÀ VERSO A UE - Sul semestre italiano di presidenza dell'Ue, deve essere l'occasione per «ridisegnare la strategia economica dell'Europa» e per avviare una fase di «stabilità e crescita», dopo quella della «crisi e della sola austerità», ha spiegato Letta: «Dobbiamo interpretare la nostra presidenza, punto più importante, come quella che chiude la legislatura 2009-2014 della crisi e della sola austerità e apre quella 2014-2019 della stabilità e della crescita in Europa e quindi anche in Italia. Il nostro semestre di presidenza deve essere l'occasione per dare nuove energie all'Europa che oggi ha le batterie scariche. Vogliamo ridisegnare una strategia economica per l'Europa. L'Europa esce dalla trappola della stagnazione solo se torna a crescere. Il grande progetto deve essere quello dell'Europa unita».

DRAMMA SOCIALE - Il premier ha proseguito: «Oggi l'alibi dell'io sono fatto così non va bene, giocheremo all'attacco e non permetteremo che il Paese sprofondi invece di ripagare i sacrifici che gli italiani hanno fatto. L'Ue ha cambiato in meglio l'Italia, oggi l'Italia deve cambiare in meglio l'Europa. Serve la fatica indispensabile sempre nel realizzare qualunque cosa, servono buoni giocatori che si fidino l'uno dell'altro. Dobbiamo giocare in attacco e convincere gli altri delle nostre buone ragioni vuol dire non avere paura di chi lucra sulle paure dei cittadini né di chi prova a conservare l'esistente per il proprio interesse nazionale. Vuol dire parlare alle opinioni pubbliche dei grandi paesi che fanno resistenza e ripetere che senza l'Europa non si salva nessuno. Qual è l'obiettivo dell'Europa per il 2023? La verità è che questo obiettivo non c'è, manca nella koinè delle istituzioni comunitarie. E se manca il progetto l'Europa si ferma, L'Europa può implodere sotto il peso del dramma sociale causato dalla grande crisi».

SERVE UNIONE BANCARIA - Infine Letta ha rilanciato l'unione bancaria: «Dobbiamo lottare per dare alla zona euro una capacità finanziaria che incentivi gli stati membri a compiere l'ultimo miglio delle riforme e li renda più resistenti agli shock economici: se questo passo avanti verso una vera solidarietà europea sarà compiuto, allora non avremo timore di considerare la creazione di intese contrattuali per le riforme strutturali e lavoreremo perché si chiamino 'contratti per la crescita', volontari e collegati a incentivi finanziari. Bisogna realizzare subito una vera unione bancaria, a partire dal Consiglio europeo del 19 dicembre. So che non è un tema accattivante, che non scatena i cuori. Ma se avessimo avuto l'unione bancaria negli ultimi cinque anni non ci sarebbero state le crisi che hanno fatto buttare via ai contribuenti e agli stati europei decine e decine di miliardi».