28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Legge di stabilità

Saccomanni: «Pil scenderà dell'1,8% non del 1,7%. Siamo in graduale ripresa»

Il ministro dell'Economia: «La crescita di un Paese che ristagna da 20 anni richiede interventi anche radicali. La competitività non richiede più spesa pubblica, richiede maggiore efficienza e regole più semplici»

ROMA - Per il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni l'attività economica «si è finalmente stabilizzata avviandosi verso una graduale ripresa». Saccomanni però ha rivisto in negativo la stima del Pil per il 2013. La contrazione è stimata pari all'1,8 per cento rispetto all'1,7 per cento prevista nella Nota di aggiornamento al Documento economia e finanza (Def).

PROSSIMI INTERVENTI PER RIDURRE TASSE - Il ministro nel corso di un'audizione in Senato sulla manovra di stabilità ha avvertito: «Il consolidamento dei conti pubblici è condizione necessaria per avviare un solido e duraturo percorso di sviluppo dell'economia. Non ci sono soluzioni semplici per reperire ulteriori risorse per concedere sgravi fiscali più ampi. Le risorse che si renderanno via via disponibili saranno destinate alla riduzione della pressione e del cuneo fiscale».

PRIORITÀ RAGGIUNGERE PAREGGIO BILANCIO - Quanto al deficit, per Saccomanni «deve restare entro la soglia del 3 per cento sul Pil, ma il rispetto di tale obiettivo non è sufficiente: il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio; il peso del debito deve ridursi. Raggiungere questi risultati è un interesse prioritario del nostro Paese».
Il ministro ha spiegato cosa serve all'Italia: «La crescita di un Paese che ristagna da 20 anni richiede interventi anche radicali. La competitività non richiede più spesa pubblica, richiede maggiore efficienza e regole più semplici».

TAGLIO DEL CUNEO SENZA DEFICIT - Il taglio del cuneo non può essere finanziato aumentando il deficit, ha avvertito Saccomanni: «Chi è favorevole a misure più incisive dovrebbe indicare quali spese ridurre ovvero su quali maggiori entrate fare affidamento. Il Paese verrebbe esposto al rischio di tensioni sui mercati finanziari e di un apertura di una nuova e più gravosa procedura per i disavanzi eccessivi. Siamo disponibili a discutere con il Parlamento l'allocazione delle risorse del cuneo per esempio in favore delle famiglie numerose».

NON SI PAGHERÀ PIÙ DI IMU-TARES - Il ministro ha spiegato che il gettito previsto dalla Tasi ad aliquota standard (1 per mille) pari a circa 3,7 miliardi «è inferiore al gettito pari a circa 4,7 miliardi oggi garantito, ad aliquota standard, dall'Imu sull'abitazione principale e dalla Tares sui servizi indivisibili, entrambe abolite. Il minor gettito per i Comuni è compensato da trasferimenti dallo Stato».

RIDURRE CONTANTI IN CIRCOLAZIONE - Quindi Saccomanni è passato alle nuove proposte. Secondo il ministro dell'Economia è necessario ridurre la circolazione di contante: «Misure che rafforzano la tracciabilità dei pagamenti sono importanti e le terremo in considerazione, ed è anche necessario prevedere una riduzione del contante nei pagamenti. Bisogna fare in modo che la lotta all'evasione sia quantificabile ex ante».

ABOLIRE PROVINCE - Non solo, Saccomanni si è detto «favorevole» all'abolizione delle Province: «Sono favorevole, sono sempre stato fautore di questa cosa. Sarò favorevole che su questo fronte si proceda in via d'urgenza».

IN 2014 PIL +1,1% - Poi il ministro dell'Economia ha fornito le stime sul 2014: «Si confermano le prospettive di ripresa dell'attività economica. Tenuto anche conto del lieve impatto espansivo della legge di stabilità, la variazione annuale del prodotto è ora valutata all'1,1 per cento rispetto all'1 per cento delle ultime previsioni. La crescita del Pil si porterà su livelli ancora superiori a partire dal 2015, prefigurando una graduale chiusura dell'output gap, raggiungerebbe circa il 2 per cento nel 2017. Si ipotizza una graduale riduzione del differenziale di rendimento sui titoli di Stato decennali rispetto a quelli tedeschi: a 200 punti base nel 2014 e a 100 nel 2017, un livello comunque più elevato di quelli prevalenti prima della crisi».