8 giugno 2023
Aggiornato 01:00
Governo

Letta, Napolitano e «i parafulmini»

Il premier a Porta a Porta: «Io e il Presidente non possiamo fare da parafulmini al sistema. Noto che si è alzato il livello dello scontro politico. Non ho mai pensato di lasciare, perché ho sempre pensato ci fosse la solidarietà del Parlamento e una forte spinta del presidente della Repubblica»

ROMA - «Non possiamo essere io e il Presidente della Repubblica i parafulmini che tengono in piedi il sistema».
Lo ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, durante la registrazione di Porta a Porta su Rai 1, osservando: «Noto che da qualche settimana si è alzato il livello dello scontro politico tra i partiti».

POSSO LASCIARE IN UN ATTIMO - Letta ha poi spiegato: «Non ho mai pensato di lasciare, perché ho sempre pensato ci fosse la solidarietà del Parlamento e una forte spinta del presidente della Repubblica». Se però venissero meno le condizioni per governare, ha precisato il premier: «Non ci metterei un attimo a tirare le conseguenze».
Bruno Vespa ha mostrato al primo ministro un barometro, chiedendogli di paragonare la situazione politica italiana alle condizioni meteo. Letta ha risposto: «Dire che siamo sul variabile, al centro. Siamo proprio in bilico, se va di qua molto bene, di qua molto male. Siamo di fronte a scelte molto importanti, non solo quelle che farà Berlusconi, ma noto che da qualche settimana si è alzato il livello dello scontro politico tra i partiti, dico attenzione, non può essere soltanto richiesto al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica di tenere in piedi le istituzioni mentre tutti se le danno di santa ragione».

LA SPAGNA CI SUPERA, QUI SI GIOCA LA RUMBA - Il nostro Paese, ha detto ancora il premier, «era in bilico a febbraio, lo era a marzo e aprile, e le condizioni che hanno portato a quella instabilità drammatica non è che sono venute meno, anzi: si è aggravata l'instabilità politica. Quando dico che non governo a tutti i costi, vuol dire che non possiamo essere io e il presidente della Repubblica i parafulmini che tengono in piedi il sistema. Da quando il caos politico ha preso il sopravvento, tutti a giocare la rumba sulla pelle del Paese, è successo che la Spagna ci ha sorpassato, continuando la sua discesa dei tassi. Se continua il caos politico a pagare saranno le famiglie e le imprese».

NEI PROSSIMI 3 MESI IN BALLO UN MILIARDO DI EURO - Il premier ha continuato: «Se avessimo continuato a scendere anche a noi, oggi saremmo al 4 per cento (del tasso dei Btp decennali, ndr), invece siamo al 4,5. Lo spread sarebbe 50 punti più basso, ma 50 punti in più vanno a finire sulle famiglie. Per essere chiari fino in fondo, oggi c'è un campanello d'allarme che suona. Se continua così per i prossimi tre mesi e mezzo, questo caos politico, questo vale un miliardo in più di costi. Se torniamo alla logica virtuosa dei primi mesi del governo, ci vale un miliardo di più», ha ribadito Letta.

Il presidente del Consiglio comunque ha rassicurato: «Non penso che siamo in questa situazione, ma voglio richiamare tutti a una responsabilità che il Paese e i nostri figli ci chiedono. Non sono cambiate di colpo le condizioni che ci hanno portato sull'orlo del vulcano. Non eravamo salvi a marzo» quando è nato il governo, «non lo siamo adesso. Non vedo perché adesso dovrebbe venire meno il senso di responsabilità» che ha portato alla nascita dell'esecutivo.

BASTA FARE PAESE DA BARZELLETTA - Anche perché, ha ricordato Letta: «L'Expo del 2015 (a Milano, ndr) e il vertice Ue-Asia del 2014 (sempre a Milano, ndr) saranno una grande finestra sull'Italia. Se in quei mesi staremo ancora con la crisi, con il governo cade, non cade, daremmo l'immagine di un Paese da barzelletta». Lo ha detto il premier Enrico Letta, ospite di 'Porta a Porta', ribadendo il suo appello alla responsabilità.

Poi il capo del governo è passato a parlare del suo esecutivo dicendo di «non poterne più di quelli che raccontano che in questi mesi ci siamo girati i pollici, In questi quattro mesi abbiamo fatto molto, e molto abbiamo in programma di fare», ha spiegato Letta. «Volendo si può lavorare insieme. Sono esterni i problemi che stanno creando guai e fibrillazioni. Ma io continuerò a lavorare per fare cose e i quattro mesi e mezzo che abbiamo alle spalle dimostrano che è possibile. Ma ciò che non vuole stare insieme non può essere tenuto insieme per forza. Quando si lavora sulle cose, i risultati arrivano. In quattro mesi e mezzo abbiamo fatto tante cose che hanno toccato le persone: abbiamo eliminato la stortura tra figli di seria A e di serie B; il diritto allo studio; le imprese».

SCONGIURARE AUMENTO IVA E' COMPLICATO - Bruno Vespa allora lo ha incalzato, chiedendogli se può garantire che non ci sarà l'aumento dell'Iva. «No», è stata la risposta del premier. «Ne parleremo - ha spiegato Letta - è un tema molto complicato. Sicuramente faremo una riforma».

FINANZIAMENTO PARTITI, PRONTO IL DL - Il primo ministro ha quindi ricordato di essere pronto ad emanare un decreto legge per abolire il finanziamento ai partiti, se il Parlamento non approverà il disegno di legge entro i termini stabiliti, ovvero sei mesi dalla presentazione. «Il governo ha presentato un ddl, con un accordo chiaro con il Parlamento, e intendiamo rispettare questo accordo. Abbiamo dato un tempo congruo di sei mesi per la discussione: confermo che se questo tempo passasse senza che si arriva ad una conclusione, il governo farebbe un decreto legge (dl). Non avere fatto subito il dl è stato un gesto di rispetto verso il Parlamento e verso tutti i partiti».
Poi l'altro annuncio, che Letta ripete ormai da tempo: «Entro il mese di settembre il commissario per la spending review sarà in funzione e sarà una persona che farà bene il suo lavoro. La spending review è un tema prioritario, e penso che entro l'approvazione della legge di stabilità, cioè fine anno, saremo in condizioni di avere una prima tranche di interventi», ha commentato Letta.

SU FISCO FAREMO COME NEI 'TALENTI' DEL VANGELO - «Per abbassare il cuneo fiscale non serve una spicciolata una tantum», ha detto il presidente del Consiglio. Il premier ha promesso dunque interventi strutturali con una filosofia precisa: «Deve essere chiaro che in Italia, chi ha soldi, se li investe per creare lavoro lo Stato lo aiuta, se li mette nella rendita finanziaria lo Stato non lo aiuta: è come la parabola dei talenti del Vangelo. Gli interventi strutturali nella legge di stabilità e nella delega fiscale avranno questa impostazione».

ILVA, LAVORATORI NON HANNO COLPE - Quindi la discussione è passata all'attualità e il premier ha commentato la richiesta di cassa integrazione avanzata da Riva acciai per molti stabilimenti italiani: «C'è un impasse di tipo giuridico e non voglio assolutamente che i lavoratori ci vadano di mezzo: all'azienda diciamo di non usare i lavoratori come rappresaglia. E' una cosa da pazzi. Non è il governo che chiude niente. E' un'azienda privata, con una lunga storia di dialettica e contenzioso con la magistratura per una vicenda ambientale. E' un danno collaterale in cui i lavoratori sono messi in mezzo». Ai lavoratori il premier ha detto: «Non li lasceremo da soli, stiamo lavorando ventre a terra anche perché Riva può assolutamente andare avanti, anche dopo il blocco dei conti correnti».

TARANTO RIAPRE, SPERIAMO ANCHE VARESE E VERONA – Intanto ha detto Letta: «Su Taranto si è trovato il modo attraverso il commissariamento di garantire la ripresa aziendale». Mentre sugli altri stabilimenti che il gruppo Riva ha minacciato di chiudere, in primo luogo «stiamo facendo tutta la pressione possibile perché l'azienda riapra; secondo, stiamo vedendo se si può replicare a Varese e Verona quello che abbiamo fatto a Taranto», ha detto il premier. E sull'ipotesi di commissariamento, Letta ha precisato: «Questo si può fare solo se siamo sicuri dal punto di vista giuridico, altrimenti se l'azienda ricorre e un giudice gli dà ragione siamo punto e daccapo».

Non è cambia la valutazione del premier sulla mossa del gruppo Riva: «Queste altre vicende sono una rappresaglia che l'azienda ha messo in campo rispetto all'azione della magistratura. Il governo senza uno strumento di legge non ha il potere di intervenire. Alimenterei false speranze dicendo il contrario».

PD: NO A POLITICA DI GRANDI SHOW - Nel finale Vespa ha indagato se esistano screzi fra Letta e il sindaco di Firenze, per le ultime dichiarazioni di Matteo Renzi: «Smentisco di averle presa male. Quando ho detto che detesto politica fatta a battute mi riferivo a Grillo, non a Renzi». Quindi il capo del governo ha colto l'occasione per allargare il discorso: «L'idea che la politica offra invece di risposte alle preoccupazioni, cavallerie rusticane, grandi show in una logica di contrapposizione, penso che sia sbagliato. Mi è stato chiesto di svolgere un compito in una situazione complicata che è diventata ancora più complicata. La cosa peggiore che potrei fare sarebbe perdere tempo ragionando sul mio destino personale, su congressi di partito... La lista delle preoccupazioni degli italiani è lunga, ho intenzione di continuare a concentrarmi su questo», ha concluso Letta.