18 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Autunno difficilissimo

Epifani: «Il Governo va rafforzato»

Nessun cambio di premier e maggioranza, ma serve «un profilo più autorevole». In un colloquio con Repubblica il leader Pd ribadisce la necessità di appoggiare l'esecutivo, nonostante la «gravità enorme del caso Shalabayeva»

ROMA - Guglielmo Epifani insiste: «Serve un governo più forte. Serve un governo più solido». Nessun cambio di premier e maggioranza, ma serve «un profilo più autorevole». In un colloquio con Repubblica il leader Pd ribadisce la necessità di appoggiare l'esecutivo, nonostante la «gravità enorme del caso Shalabayeva», e quindi a prescindere dalla vicenda Alfano. Il ministro dell'Interno, ribadisce, «si doveva dimettere», ma la crisi andava evitata. «Il governo di servizio vada avanti».

«Andiamo incontro a un autunno difficilissimo, il peggiore della nostra storia - ammonisce Epifani -. Se l'esecutivo supera indenne la sentenza della Cassazione su Berlusconi, ha davanti un orizzonte lungo e meno agitato, alcuni mesi di lavoro vero. Ha bisogno di maggiore forza, di un profilo nuovo nel suo complesso».

Non parla di rimpasto il segretario del Pd, ma di ministri da rinnovare: «Non ne faccio un problema di nomi, l'importante è un rafforzamento dell'esecutivo». La gravità del caso kazako, riconosce, «pone il tema della credibilità del governo», che «ne esce più debole» e «ammaccato». Ma «tra poco dovrà affrontare una situazione molto delicata, quasi drammatica. Per questo occorre rafforzarlo», insiste Epifani.

Invece «sfiduciare Alfano - ragiona ancora il leader democratico - voleva dire far cadere il governo» visto che il ministro dell'Interno «è anche segretario del Pdl». Dunque «non c'era alternativa al voto di ieri» in Senato contro le mozioni di sfiducia di Sel e M5S, nonostante «abbiamo perso la faccia due volte: per la ferita alla sovranità nazionale e per la terribile figuraccia internazionale». Epifani non sottovaluta i malumori nel Pd ma dice: «Capisco e rispetto il sentimento dei nostri parlamentari, a volte sembriamo una caserma, dove però ci sono soldati sempre in divisa e altri sempre in libera uscita».