19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
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Scelta Civica e i dubbi su Marini: «Meglio cambiare nome»

«O si cambia metodo, o si cambia nome. Siccome il metodo è quello giusto, è evidente che va cambiato nome». Non lo dicono apertamente, che Franco Marini vada archiviato. Ma dentro Scelta Civica sono sempre più insistenti le richieste in questa direzione

ROMA - «O si cambia metodo, o si cambia nome. Siccome il metodo è quello giusto, è evidente che va cambiato nome». Non lo dicono apertamente, che Franco Marini vada archiviato. Ma dentro Scelta Civica sono sempre più insistenti le richieste in questa direzione. E non solo da parte della componente di ItaliaFutura, che fin dall'inizio ha giudicato non all'altezza il nome dell'ex sindacalista cislino. Anche in altri settori dei montiani ormai si ritiene difficile che Marini possa reggere sopra i 504 voti necessari alla quarta votazione.

E allora la speranza è che «il lupo marsicano» faccia un passo indietro, oppure «che Bersani gli dica di farlo». Il problema, sibila un esponente di estrazione cattolica, è che «i popolari hanno minacciato di mollare il Pd se non terranno duro su Marini fino alla quarta...». Ma sia come sia, la convinzione diffusa tra i montiani è che i voti per Marini «non potranno che diminuire». Facendo intendere che i maldipancia già emersi oggi in Scelta Civica con almeno una ventina di franchi tiratori sono destinati ad aumentare.

La speranza è dunque che «la notte porti un sussulto» e che si riesca a ragionare su un nuovo nome, «sempre nell'ottica della più ampia condivisione». Perchè il punto fermo dei montiani, esplicitato anche dal capogruppo in Senato Mario Mauro, è che «vogliamo una riconciliazione nazionale, e dunque non daremo i nostri voti ad un candidato che sia figlio del metodo della conventio ad excludendum». Anche se questo dovesse essere Romano Prodi, pure apprezzato in primis da Mario Monti. Spiega infatti un parlamentare montiano: «A quel punto il problema non sarebbe il nome, ma il metodo. E pur con dispiacere non potremmo votare per Prodi se questo significasse la chiusura verso il Pdl».