26 aprile 2024
Aggiornato 18:30
La Presidenza del Senato

Il tormento dei 5 stelle già divisi su Grasso-Schifani

«La democrazia partecipata è una fatica. Certo, è stato stressante». E' tutta in queste parole di Bartolomeo Pepe, senatore campano del Movimento 5 stelle, la sintesi della giornata più difficile per i neo eletti seguaci di Beppe Grillo

ROMA - «La democrazia partecipata è una fatica. Certo, è stato stressante». E' tutta in queste parole di Bartolomeo Pepe, senatore campano del Movimento 5 stelle, la sintesi della giornata più difficile per i neo eletti seguaci di Beppe Grillo, divisi e nervosi alla prima scadenza parlamentare seria e alla prima mossa politica del Pd pensata probabilmente anche per metterli in difficoltà: la candidatura di Piero Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, alla presidenza del Senato. Lo stesso Pepe ha poi pubblicato su Facebook un post inequivocabile. «Amici: Libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci chiede un gesto di responsabilità e noi non siamo irresponsabili», ha scritto.

SI E' DECISO A MAGGIORANZA - La riunione dei 'grillini' è stata dura, nonostante il lavoro severo dei commessi di palazzo Madama per tenerli a distanza i cronisti hanno potuto distintamente sentire qualche urlo che ha trapassato le porte, compreso questo: «Io un mafioso al Senato non lo voto», segno che la sfida tra Grasso e il presidente uscente Renato Schifani, siciliano anche lui, non ha lasciato affatto indifferenti tutti i 'cittadini' a 5 stelle. Alla fine divisi nel voto per alzata di mano: «Si è deciso a maggioranza», ha ammesso uno di loro. Che poi si sono mostrati anche in aula piuttosto sfilacciati, e impegnati in capannelli di discussione separati, segno di una divisione che ha lasciato qualche strascico anche umano.

NON FAREMO DA STAMPELLA A NESSUNO - Il capogruppo-portavoce Vito Crimi aveva azzardato già stamane una previsione, ben prima della decisione collettiva del gruppo: «Noi abbiamo già detto quello che voteremo». Assediato dai giornalisti a fine riunione, Crimi ha potuto solo leggere il comunicato formale che ribadiva la neutralità dei suoi: «Non faremo da stampella a nessuno». Mentre Luis Alberto Orellana, il candidato di bandiera che M5S ha sostenuto fino alla terza votazione, ha fatto qualche fatica a spiegare in che modo avrebbero espresso la loro posizione i suoi colleghi: «Mi pare scheda nulla, ma bianca o nulla non vogliamo fare la conta». Un segno chiaro del fatto che a dispetto del sistema piuttosto centralista del blog e delle dichiarazioni di Beppe Grillo, i neofiti del palazzo non sono troppo disposti a farsi dare la linea dall'alto.