11 ottobre 2024
Aggiornato 16:30
I segnali d'apertura del Presidente del Consiglio

I centristi sperano nell'appoggio di Monti

Alla fine la mediazione di Mario Monti ha avuto successo: il 10 marzo è la data indicata per le regionali di Lazio, Lombardia e Molise, e in quella data - salvo sorprese - si terranno anche le elezioni politiche. Un risultato che garantisce al governo di portare a termine i provvedimenti economici più importanti

ROMA - Alla fine la mediazione di Mario Monti ha avuto successo: il 10 marzo è la data indicata per le regionali di Lazio, Lombardia e Molise, e in quella data - salvo sorprese - si terranno anche le elezioni politiche. Un risultato che garantisce al governo - anche grazie alle parole di Giorgio Napolitano - di portare a termine i provvedimenti economici più importanti, che produce risparmi significativi per il bilancio pubblico, ma che agevola anche l'area di centro che da tempo spinge per un bis del premier a palazzo Chigi.

L'accorpamento, evitando l'effetto traino a vantaggio del centrosinistra che si sarebbe determinato con ogni probabilità votando prima le regionali e poi le politiche, dà fiato all'aggregazione centrista che anche domani vedrà un appuntamento importante con la convention romana di Luca di Montezemolo. Ma se è vero che il pressing per un impegno di Monti anche nella prossima legislatura si fa sempre più forte e si spinge fino Oltreoceano, una candidatura diretta del Professore viene sempre esclusa: «C'è un argomento che più volte ha richiamato lo stesso Monti, e che taglia ogni possibilità. E' senatore a vita, a cosa si dovrebbe candidare?», ricordano fonti di governo.

Tuttavia, i segnali di apertura del premier si fanno sempre più marcati: da che fissava il termine della legislatura come termine per il suo impegno, già nei mesi scorsi il premier aveva iniziato a dare la disponibilità «se mi fosse richiesto» e «nel caso in cui si dovessero creare le condizioni». Ma ora questa disponibilità potrebbe assumere toni più netti: magari non fino al punto di dare l'avallo all'uso del suo nome nella denominazione della Lista, ma con un endorsement esplicito all'«area» che si sta delineando intorno alla sua figura e alla sua agenda. «Di sicuro non dirà niente prima che le Camere siano sciolte - dice una fonte di governo, vicina alla nascitura Lista - ma dopo potrebbe rendere esplicito il suo interesse e il suo appoggio per questa operazione». E, sia pure indirettamente, candidarsi a premier attraverso l'appoggio a una Lista che si propone esplicitamente questo obiettivo.

Insomma, il pressing in corso da settori della politica e dell'imprenditoria italiana, l'interesse delle gerarchie ecclesiastiche, i desideri di Barack Obama e di molte cancellerie europee che ritengono fondamentale un'Italia 'montiana' per la gestione della crisi economica internazionale, sembra che qualche effetto lo stiano sortendo, sul Professore. Tuttavia, chi è vicino a Monti lo descrive sì più disposto a valutare un intervento esplicito, ma ancora cauto: «Ci sono ancora troppe incognite». Ovvero la legge elettorale con cui si andrà al voto, e di conseguenza l'assetto che prenderà l'area del centrodestra. Ma anche la considerazione sulla perdità dell'aura di terzietà che lo ha finora contraddistinto: un appoggio esplicito alla nascitura Lista basterebbe a renderlo non più superpartes, e dunque meno spendibile come 'risorsa della Repubblica', sia per palazzo Chigi che eventualmente per il Quirinale. Argomento cui sembra sensibile anche l'attuale inquilino del Colle. Tanto più che un suo appoggio diretto, è il ragionamento di chi gli sta vicino, «non è detto che poi porti alla Lista i voti che in molti sperano». Insomma, nessuna accelerazione: prima il premier vorrà vedere quale piega prenderanno elementi considerati decisivi.