1 aprile 2023
Aggiornato 03:30
Politica & Informazione

Il Pdl prepara l'ennesima norma «salva-Sallusti»

Il Capogruppo al Senato Gasparri: «Per chi non ha scritto il pezzo prevedere solo una sanzione». Bricolo (Lega): «No al carcere per i giornalisti». Bersani: «Carcere non accettabile, ma serve soluzione». Vita: «Errare è umano, perseverare è diabolico»

ROMA - Il Pdl sta lavorando a un emendamento al ddl diffamazione che dovrà essere votato in aula al Senato e che si configura come l'ennesima norma 'salva-Sallusti'. A spiegare il merito della questione, al termine della conferenza dei capigruppo, è stato il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri che sarà l'autore dell'emendamento insieme al collega Gaetano Quagliariello.
Con l'emendamento, sottolinea Gasparri, «si stabilisce che nel caso il direttore responsabile non sia l'autore materiale dell'articolo non è previsto il carcere ma solo la sanzione economica» perchè «bisogna distinguere tra chi ha scritto il pezzo e il direttore del giornale».

Bricolo (Lega): No al carcere per i giornalisti - «Nella conferenza dei capigruppo abbiamo appoggiato la richiesta del presidente Gasparri di mantenere in calendario il provvedimento sulla diffamazione anche la prossima settimana». Lo ha dichiarato in una nota Federico Bricolo, capogruppo della Lega Nord al Senato.
«L'emendamento approvato ieri con voto segreto ha confermato - ha aggiunto - ciò che tutti sapevano e cioè che il testo uscito dalla commissione non aveva una maggioranza in Parlamento. Questo però non vuol dire che non si debba più affrontare il tema. Al contrario noi siamo convinti che discutendo serenamente e in modo approfondito si possa arrivare all'approvazione nei due rami del Parlamento di un testo che tolga definitivamente il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa introducendo sanzioni significative e che allo stesso tempo tuteli il diffamato con diverse misure a cominciare dalla rettifica che deve essere adeguata immediata e obbligatoria».

Bersani: Carcere non accettabile, ma serve soluzione - Punire la diffamazione con il carcere non è «accettabile», ma bisogna trovare degli strumenti per tutelare il «buon nome» delle persone. Lo ha detto il segretario Pd Pier Luigi Bersani, commentando il dibattito sul reato di diffamazione. «Non è accettabile, credo che una pena di questo genere non possa essere promulgata, però non posso dimenticare - ha aggiunto - che il buon nome dei cittadini deve essere preservato, quindi una soluzione di responsabilità deve essere pretesa, certamente non con lo strumento del carcere».

Vita: Errare è umano, perseverare è diabolico - «Errare è umano, perseverare è diabolico. Il testo sulla diffamazione è morto, sepolto dalla sua incongruenza e siglato infine dal timbro nero di una vasta pattuglia forcaiola. Ora basta». Lo afferma il senatore Pd Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura del Senato.
«E' augurabile che l'inserimento nell'ordine del giorno della prossima settimana nell'Aula del Senato sia una mera formalità. Non è possibile davvero immaginare che dopo quello che è successo si possa ancora continuare a persistere su di un'ipotesi che si autodistrutta. L'amaro paradosso è che un percorso normativo nato per eliminare il carcere per i giornalisti sia ritornato al punto di partenza con atteggiamenti coercitivi davvero allarmanti. L'unica cosa che andava fatta era un mero provvedimento di abolizione della pena detentiva».

Rao: Udc si batterà per modifica o affossamento - «Pensare al carcere per i giornalisti è una barbarie culturale, indegna di un Parlamento democratico». Lo afferma in una nota Roberto Rao, capogruppo Udc in commissione Giustizia a Montecitorio.
«Abbiamo il dovere di modificare una norma che, entrata in Parlamento con lo scopo dichiarato di evitare il carcere al direttore di un giornale, ne sta uscendo con tutt'altre finalità evidentemente punitive per i giornalisti. Senza peraltro conseguire il primo obiettivo», prosegue il deputato centrista.
«Mi sembra una vicenda kafkiana, che rende inutile se non dannosa la riforma. A questo punto, l'Udc si batterà in Parlamento per una sua modifica sostanziale o per il suo definitivo affossamento», conclude Rao.