16 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Riforme | Legge elettorale

Zanda: Si vuole una legge contro il PD

Il Senatore dei Democratici: «Ma un testo approvato a maggioranza semplice si ferma alla Camera». Bersani: «Il Paese dovrà sapere subito chi ha vinto». PD denuncia: «Listino vale più delle preferenze»

ROMA - Sta accadendo ciò che si è già verificato nel 2005, si cerca di fare una legge elettorale «contro il Pd». Lo ha detto il vice-presidente dei senatori democratici Luigi Zanda al sito del Sole24Ore: «La mia impressione è che sia il Pdl a questo punto a non volere la riforma e a puntare al ritorno alle urne con il Porcellum. La realtà è che le liste bloccate sono la garanzia di poter gestire le nomine di fedelissimi anche in caso di sconfitta alle urne. Va poi considerato che il Pdl sta usando una tattica dilatoria: sono almeno 10 giorni che non abbiamo contatti con loro».
Insomma, «si sta riproponendo lo stesso schema che nel 2005 portò all'approvazione del Porcellum con i voti favorevoli di Pdl, Lega e Udc e quelli contrari del Pd. Ma a differenza del 2005, Casini è ora interlocutore del Pd per la costruzione di un'alleanza di governo dopo le elezioni. E infatti ha teso la mano a Bersani aprendo al premietto al primo partito del 10 per cento. Credo che alla fine l'Udc, se non si dovesse trovare un accordo ampio nei prossimi giorni, non voterà il testo Malan in Aula assieme al Pdl e alla Lega. Ma il punto è che anche senza i centristi, Pdl e Lega a Palazzo Madama hanno la maggioranza per fare da soli». Ha concluso Zanda: «Un testo approvato a maggioranza semplice e senza accordo con il Pd in Senato non avrebbe molta possibilità di sopravvivere alla Camera».

Bersani: Il Paese dovrà sapere subito chi ha vinto - Ci vuole una legge elettorale che consenta, la stessa sera del voto, di fare sapere al mondo che è possibile in Italia avere un Governo. Perché se ciò non fosse possibile sarebbe uno tsunami». Senza mezzi termini Pierluigi Bersani parla dal palco del Casalinuovo a Catanzaro dove sta incontrando i cittadini in vista delle primarie del Pd.
«Questa è la nostra sola preoccupazione, ma secondo noi un accordo sulla legge elettorale è ancora possibile purché sia riconosciuto ciò che noi chiediamo, ma non per noi, bensì per il Paese. Come un anno fa, noi diciamo ancora una volta: prima di tutto l'Italia».
Poi il segretario del Pd ha spiegato: «la nostra proposta per la nuova legge elettorale è sempre quella del doppio turno di collegio. Che resta l'unica soluzione anche se non la vuole nessuno. Dopodiché siamo pronti ad un compromesso. Ma l'unico compromesso che non possiamo accettare però è quello che faccia dichiarare che governare questo Paese non è possibile».

PD denuncia: Listino vale più delle preferenze - Nel caso in cui un partito conquisti un solo seggio in una circoscrizione, quel seggio verrà assegnato al primo candidato della lista bloccata, in barba a quello che si è 'sudato' l'elezione con le preferenze. Lo prevede il testo Malan di riforma elettorale all'esame della commissione Affari Costitizionali del Senato. Per il Pd si tratta di una «violazione dell'ordinamento costituzionale», come ha detto oggi Anna Finocchiaro, ma la norma è stata oggi difesa in Commissione dove sono stati bocciati degli emendamenti soppressivi dei democratici e dell'Mpa.
Il testo Malan stabilisce che «per ciascuna lista circoscrizionale, composta da due distinti elenchi, sono eletti, per una quota pari ai due terzi dei seggi da attribuire, con arrotondamento all'unità più prossima, i candidati inseriti nel primo elenco in base ai voti di preferenza individuali espressi dagli elettori e, per la restante parte, i candidati inseriti nel secondo elenco in base all'ordine di presentazione». Ma quando una lista elegge un solo candidato, la logica dei 2/3 e 1/3 non vale e viene proclamato eletto il primo nome del listino bloccato.
«E' una grave contraddizione - afferma il senatore del Pd Stefano Ceccanti - soprattutto per partiti piccoli come l'Udc che hanno fatto delle preferenze la propria bandiera ma che in molte circoscrizioni (come avvenuto nel 2008, ndr) avrà un solo eletto e quindi, secondo il ddl Malan, più della metà dei parlamentari eletti con i listini bloccati».