18 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Governo | Monti dopo Monti

La «cittadina» Severino vorrebbe un Monti-bis

Il ministro della Giustizia Paola Severino vorrebbe che il presidente del Consiglio Mario Monti proseguisse la sua attività di premier anche dopo la fine del mandato: «Amnistia inefficace senza misure strutturali. Liste pulite? Partiti possono mettere paletti morali»

MILANO - Il ministro della Giustizia Paola Severino vorrebbe che il presidente del Consiglio Mario Monti proseguisse la sua attività di premier anche dopo la fine del mandato. «Ho imparato a conoscerlo durante questa esperienza di governo - ha detto Severino intervistata da Fabio Fazio a Che tempo che fa - ho imparato ad apprezzarlo. E come cittadina mi farebbe moltissimo piacere se continuasse a fare il presidente del Consiglio, proprio perché ho potuto vedere come governa, con quanta saggezza e con quanto scrupolo».
«Per quanto riguarda me - ha aggiunto il ministro - ho fatto un'esperienza molto importante, molto dura, molto difficile, che mi ha molto arricchita. Ma credo che poi dal mio punto di vista, il ritorno ai miei studenti, alle mie aule è una cosa che nella vita mi augurerei maggiormente».

Amnistia inefficace senza misure strutturali - Per il ministro della Giustizia Paola Severino per risolvere il sovraffollamento nelle carceri l'amnistia da sola non basta perché non risolve problemi strutturali, come la recidiva. Intervistata da Fabio Fazio a «Che tempo che fa», il ministro ha replicato alla domanda se è d'accordo con l'introduzione del provvedimento dell'amnistia: ««Dal punto di vista ideale potrei anche essere favorevole» ma «dal punto di vista della strutturalità del rimedio no. Perché se pensiamo solo all'amnistia e non pensiamo a come evitare che le carceri si riempiano di nuovo, cosa che arriverebbe comunque nel giro di qualche anno, e a come evitare la recidiva, che è un fenomeno terribile».

Liste pulite? Partiti possono mettere paletti morali - Sull'incandidabilità dei candidati «mentre il governo deve attenersi alla delega secondo cui l'incandidabilità vale soltanto per le condanne passate in giudicato» i partiti «sono liberi di fissare paletti morali».
«Abbiamo poi un principio costituzionale che è quello della presunzione di innocenza, per cui dal punto di vista dei paletti giuridici dobbiamo mantenere ed osservare questi due limiti. Dal punto di vista dei paletti morali - ha osservato Severino - si potrebbe essere molto più liberi di fare ciò che mi pare è fortemente condiviso dalla collettività».
«Nessuno impedisce ai partiti, per esempio rispetto al tema delle sentenze non definitive, di valutare, in previsione di una possibile futura decadenza, che si possano non candidare persone che sono state già condannate, per esempio in appello».