25 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Ancora un rinvio sulla legge elettorale in commissione Affari Costituzionali al Senato

Legge elettorale: altra fumata nera

A chiederlo ieri è stato il Pd che, dopo una riunione al partito, ha deciso di uscire dall'angolo, di tentare l'intesa con il Pdl, per arrivare a un testo dei relatori Enzo Bianco e Lucio Malan da adottare mercoledì prossimo con una «maggioranza seria». Fini: «Se non cambia la legge elettorale è il fallimento della politica»

ROMA - Ancora un rinvio sulla legge elettorale in commissione Affari Costituzionali al Senato: a chiederlo ieri è stato il Pd che, dopo una riunione al partito, ha deciso di uscire dall'angolo, di tentare l'intesa con il Pdl, per arrivare a un testo dei relatori Enzo Bianco e Lucio Malan da adottare mercoledì prossimo con una «maggioranza seria», come ha spiegato Anna Finocchiaro, e non risicata come rischiava di essere quella che stavano raccogliendo le bozze del senatore leghista Roberto Calderoli.
Con il timore sempre presente del possibile blitz a Palazzo Madama da parte della vecchia maggioranza Pdl-Lega e la convinzione che una mediazione condotta proprio dall'autore del famigerato Porcellum, che tutti - almeno a parole - dicono di voler modificare, susciti non pochi dubbi e perplessità al Quirinale, i democratici hanno deciso un cambio di passo. Tanto che in apertura di seduta di Commissione al Senato Luigi Zanda ha proposto che il voto per l'adozione del testo base slittasse alla prossima settimana «dal momento che tuttora vi sono questioni irrisolte e che però si intravede la possibilità di una mediazione». L'apertura dei democratici è stata immediatamente raccolta dal Pdl che con Gaetano Quagliariello ha dichiarato «la disponibilità a esperire ogni tentativo per individuare di comune accordo il testo base».
Bianco ha spiegato che «i relatori potranno presentare una proposta di testo unificato per la seduta di mercoledì 10 ottobre» in mancanza del quale, ha chiarito il presidente della Commissione, Carlo Vizzini, «si potrà considerare le iniziative legislative già acquisite, votare su quelle che saranno indicate dai relatori e, in caso di esito negativo, sulle altre eventualmente indicate dai Gruppi parlamentari o da singoli senatori».

Calderoli: Berlusconi e Bersani vogliono tenere in vita il Porcellum - Per Calderoli il rinvio è l'ennesima dimostrazione che Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani vogliono mantenere in vita il Porcellum che, stando ai sondaggi, porterebbe a una vittoria della coalizione Pd-Sel. In effetti nessuno, né tra i democratici né nel Pdl, è pronto a scommettere che questo ennesimo tentativo di intesa porti a un testo condiviso. E anche il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, mercoledì in una riunione di gruppo, ha espresso più di una perplessità sul fatto che davvero si arrivi a una riforma e soprattutto a una riforma con le preferenze. Tuttavia, in ambienti democratici, si ragiona - sempre nell'ambito di un sistema proporzionale con correzione maggioritaria - sul 'concedere' un premio alla coalizione più basso, tra il 10 e il 15%, e una parte dei rappresentanti eletti con le preferenze. Finocchiaro si dice «cautamente ottimista» ma per ora passi avanti sui nodi che da mesi dividono Pd e Pdl non ce ne sono. Tanto che, interpellata sul merito della riforma, la presidente dei senatori del Pd tace: «Se dicessi qualcosa sarebbe unilaterale».

Fini: Se non cambia è il fallimento della politica - «Se la politica perde l'occasione di cambiare la legge elettorale certifica il suo fallimento. Chi vuole tenersi il porcellum ne pagherà le conseguenze». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a Repubblica Tv.
«Da qualche giorno - ha spiegato - sono più ottimista perché tutte le forze politiche hanno compreso la necessità di smetterla di alzare bandiere dicendo 'o così o nulla'. La legge elettorale ha bisogno della più larga maggioranza possibile».
«Sarà inevitabile un premio di maggioranza - ha concluso Fini - per evitare il rischio di una elezione greca ma il premio non potrà essere un premio che distorce. Se uno prende il 20% non può avere il 40».