29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
L'avvertimento del Presidente del Consiglio

Monti ci ha preso gusto: Se la politica sbanda tornano i tecnici

Sarà anche vero, come dice, che per lui «le vacanze arriveranno presto» e che sono «simpatici» ma «non ricevibili» gli appelli ad andare avanti anche dopo le elezioni, ma Mario Monti non ha nessuna intenzione di farsi dimenticare, anzi non nasconde l'ambizione di voler lasciare un'impronta duratura della sua esperienza a palazzo Chigi

BARI - Sarà anche vero, come dice, che per lui «le vacanze arriveranno presto» e che sono «simpatici» ma «non ricevibili» gli appelli ad andare avanti anche dopo le elezioni, ma Mario Monti non ha nessuna intenzione di farsi dimenticare, anzi non nasconde l'ambizione di voler lasciare un'impronta duratura della sua esperienza a palazzo Chigi. Da Bari, dove ha inaugurato con un giorno d'anticipo la Fiera del Levante, ha lanciato una serie di messaggi, in qualche caso guanti di sfida, all'indirizzo della maggioranza che lo sostiene, degli oppositori, delle forze sociali e dei cittadini.
I tecnici, spiega, servono per «togliere» perché poi non devono prendere voti. Ai «politici», che non disdegna di accomunare sotto un'unica insegna (a lui viene perdonato più facilmente che ad altri), riserva un avvertimento: se dopo i tecnici riprenderanno a «dare sperando in più voti, l'Italia si incamminerà su una strada non ignota e ci sarà di nuovo un governo tecnico».
Del resto, si ha un bel dire che l'Esecutivo tecnico non ha consenso. Il premier la pensa diversamente, e lo lascia intendere, in prospettiva futura: «Se l'opinione pubblica riterrà che ci sono cose buone nella nostra azione di governo toccherà all'opinione pubblica chiedere che non vengano distrutte ma valorizzate», dice.

Abbiamo evitato che l'Italia avesse un tracollo - Ad alcune critiche di marca 'sociale' che gli rivolgono in mattinata amministratori pubblici come il sindaco di Bari Michele Emiliano e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola (ma che occasionalmente arrivano anche dal lato 'sinistro' della maggioranza), Monti riserva una replica delle sue: «Le condivido io stesso, o meglio - sibila - le condividerei se dimenticassi per un momento qual era e in parte è la sfida che ci siamo trovati ad affrontare». Come dire: siete fuori dalla realtà, mentre noi «abbiamo evitato che l'Italia avesse un tracollo forse per lungo tempo irreversibile e con essa l'Europa».
Senza i sacrifici imposti a cittadini e imprese «l'Europa si sarebbe chiusa a riccio» e non sarebbe arrivato, lascia intendere il premier, lo 'scudo' di Draghi sui titoli pubblici.

E a proposito di sacrifici, Monti avverte i suoi interlocutori: «La crescita non nasce da soldi pubblici pompati in un tubo», e per questo al tavolo con le parti sociali il Governo non intende «lubrificare» accordi finanziandoli con denari «che sono finiti». Il Governo pensa alla competitività del Paese, lavoratori e datori di lavoro devono pensare a quella che si fonda sul «costo del lavoro per unità di prodotto». Insomma il costo del lavoro italiano è troppo alto, ma a un imprenditore che gli chiede di detassare il lavoro risponde più ironico che convinto, forse pensando anche alle ripetute esternazioni sul tema del ministro Fornero: «Faremo delle simulazioni sui costi della detassazione insieme a Grilli...». Se non si può detassare, sembra il messaggio tra le righe del capo del Governo, questo rapporto può migliorare solo 'internamente': cioè o aumenta la produttività o cala il salario.

I provvedimenti necessari saranno conclusi - Sistemati i «politici» e in genere e le parti sociali, Monti si dedica agli alleati che sorreggono il suo Governo. E nei giorni in cui il Pdl continua a rivendicare la necessità di esaminare un 'pacchetto' di riforme sulla giustizia che comprenda intercettazioni e responsabilità civile dei magistrati, lui ribadisce che la sua priorità è la corruzione, «i provvedimenti necessari saranno conclusi». E sulla Rai quasi irride il fuoco di sbarramento con il quale il centrodestra ha accompagnato il rinnovo dei vertici: «Non si poteva neanche parlare di Rai» e invece «senza modificare leggi, senza neanche pensare di intaccare le prerogative del Parlamento in una sfera in cui la tutela del pluralismo è molto sentita, abbiamo fatto delle nomine di qualità che stanno innescando un meccanismo di cambiamento». Insomma, in attesa di andare in «vacanza» dalla politica, Monti fa il possibile per chiarire che al momento è saldamente in sella. Segnale all'Europa, forse, ma anche, nel momento in cui il Parlamento ha appena ripreso i lavori, al fronte interno sempre più teso in vista delle elezioni.