Prodi: Primarie? Non farò campagna per nessuno
«Non desidero entrare nella contesa: in politica o si sta dentro o si sta fuori, non in mezzo all'uscio» dice il Professore in un colloquio con il Corriere della Sera: «Il doppio turno alla francese sarebbe la salvezza del paese»
ROMA - «Certo che voterò alle primarie, ci mancherebbe, ma sarà un voto riservato e non farò campagna elettorale per nessuno»: così Romano Prodi in un colloquio con il Corriere della sera.
SIA UNA GARA VERA - «Non desidero entrare nella contesa: in politica o si sta dentro o si sta fuori, non in mezzo all'uscio» dice il Professore, 73 anni, in partenza per Pechino dove terrà lezioni e conferenze alla Business School per una decina di giorni. Poi il rientro in Italia. In tempo per le primarie. Su cui manda un messaggio: «non è un problema di numero degli sfidanti. Chiunque può alzare un dito e dire 'sono più bravo degli altri', l'importante è che la gara sia vera con regole uguali per tutti e un solo giudice: l'elettore».
Uno strumento che però potrebbe essere «svuotato». Dipenderà anche dalla riforma elettorale, afferma Prodi: «Se alla fine per convenienze e interessi incrociati dei partiti si arriverò a un modello elettorale di tipo proporzionale, allora lo strumento delle primarie sarà inevitabilmente svuotato: a che servirebbe chiamare il popolo del centrosinistra a scegliere il candidato premier del partito se poi la formula di governo viene delegata alla trattativa fra le forze politiche e solo dopo le elezioni?»
DOPPIO TURNO ALLA FRANCESE - Quindi il monito: «Mai come in questo momento ritengo che il Pd debba muoversi verso una riforma elettorale coerente con la decisione di svolgere le primarie. Sono giorni decisivi, guai a sbagliare». Prodi vagheggiava il modello a doppio turno alla francese («Sarebbe stata la salvezza del paese»), ma di necessità virtù, appoggia ora il vecchio Mattarellum come «Il male minore», maggioritario al 75% e il resto proporzionale.