29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Diritti umani

Afghanistan: De Mistura, aiuti condizionati a diritti delle donne

Il Sottosegretario agli Esteri: La linea italiana premiata alla recente conferenza di Tokyo. Pentagono: Il ritiro costerà miliardi di dollari. Comandante talebano: milizie non possono vincere

ROMA - «Le risorse finanziarie messe con sacrificio dal contribuente a disposizione di progetti di sviluppo in Afghanistan diverranno concretamente disponibili solo se vedremo che i diritti umani, e specialmente quelli delle donne saranno protetti». E' il messaggio che Staffan De Mistura, sottosegretario agli Esteri, ha portato alla recente conferenza dei Paesi donatori e amici dell'Afghanistan a Tokyo dove sono stati confermati aiuti per 16 miliardi di dollari. Si è trattato dell'«ultima grande conferenza internazionale sull'Afghanistan prima della fine del processo di transizione nel 2014», ma anche dell'«ultima occasione per dire o marcare qualcosa» ha osservato lo stesso De Mistura durante un briefing con la stampa, oggi alla Farnesina.

Il futuro è nelle mani degli afgani - L'Italia - forte di una mozione bipartisan del parlamento e della fermezza del governo in sede di negoziato - «ha fatto veramente un gioco di squadra», con l'obiettivo di «fare una promessa e ricevere un'assicurazione in cambio» da parte di Kabul, in materia di «corruzione e di diritti umani», e in particolare a «non sacrificare i diritti delle donne nei negoziati con i talebani». Su questo, ha sottolineato De Mistura «abbiamo puntato i piedi fermamente, abbiamo insistito»: «La condizione (degli aiuti) è cosa si sta facendo per le donne in Afghanistan» ha spiegato il sottosegretario.
La linea italiana è stata in effetti riconosciuta nella dichiarazione finale della conferenza di domenica, in cui si dice «chiaramente che le due cose sono collegate». Dopo dodici anni di «sforzi in sangue e denaro», «l'unica cosa che ci dà la forza di andare avanti è che almeno, quando ce ne andremo, le donne afgane stiano meglio» ha ammesso De Mistura, 'storico' inviato speciale dell'Onu per l'Afghanistan. «Il futuro - ha ribadito - è nelle mani degli afgani».

Pentagono: Il ritiro costerà miliardi di dollari - Il ritiro dall'Afghanistan, dopo oltre un decennio di guerra, costerà miliardi di dollari. E, soprattutto, sarà molto più complesso di quello dall'Iraq. Lo ha dichiarato il numero 2 del Pentagono a Usa Today.
Il vicesegretario alla Difesa, Ashton Carter, che sovrintende le operazioni di ritiro, ha parlato per la prima volta delle problematiche per uscire dall'Afghanistan, molto più complesse di quelle affrontate durante il ritiro dall'Iraq.
Usa Today scandisce i tempi del ritiro: circa 20.000 militari, degli 88.000 attualmente in servizio nel Paese, e i loro mezzi torneranno negli Stati Uniti entro ottobre; tutte le truppe combattenti lasceranno il Paese entro il 2014. Nel frattempo, il Pakistan ha riaperto il tratto di frontiera usato dalla Nato per gli approvvigionamenti, ma la via d'uscita dall'Afghanistan resta insidiosa.

Comandante talebano: milizie non possono vincere - Le milizie talebane non sono in grado di vincere la guerra in Afghanistan e la conquista della capitale Kabul rimane «una prospettiva lontana», il che rende obbligata la ricerca di un accordo con le altre forze politiche del Paese: è quanto afferma un comandante delle milizie intervistato dal settimanale britannico New Statesman.
L'uomo - descritto come un veterano, vicino alla dirigenza ed ex detenuto di Gunatanamo - ha inoltre criticato l'allenaza con l'organizzazione terroristica di Al Qaida, definita «una piaga»: «A dir la verità sono rimasto sollevato dalla notizia della morte di Osama Bin Laden, le sue politiche hanno distrutto il Paese: se avesse creduto nel jihad avrebbe dovuto tornare in Arabia Saudita e combattere lì».