26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Le stragi del '92 e '93

Ingroia: Trattativa Stato-mafia e depistaggi sono realtà

Lo ha affermato il Procuratore aggiunto di Palermo ospite a Tgcom24 nella prima puntata di Top Secret condotta da Claudio Brachino, dedicata alla strage di via D'Amelio e alla trattativa tra Stato e Mafia: C'è stata «estorsione» da parte di «Cosa nostra» minacciando stragi

ROMA - «Le verifiche ci sono state, c'erano degli apparenti riscontri ai racconti di Scarantino, ma ci fu un vero e proprio depistaggio a cui contribuì non solo un falso pentito come Scarantino, ma anche qualche uomo dello Stato che convinse Scarantino a dire il falso. Da un lato si fabbrica la verità falsa e dall'altra si possono procurare riscontri altrettanto falsi» . Lo ha affermato il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ospite a Tgcom24 nella prima puntata di Top Secret condotta da Claudio Brachino, dedicata alla strage di via D'Amelio e alla trattativa tra Stato e Mafia.

Cosa nostra è l'«estorsione» allo Stato - «Ci sono sentenze definitive, questa trattativa - ha detto ancora Ingroia - vi fu. Come si è articolata? Tramite un'estorsione nei confronti dello Stato operata da Cosa Nostra. Non bisogna pensare a un'estorsione mafiosa come quella operata ai commercianti a cui si chiede il pizzo, qui la mafia minacciava lo Stato con le stragi in cambio di un allentamento della repressione. Il papello conteneva le richieste della mafia in tal senso e la nostra indagine riguarda proprio questo. Come nella richiesta del pizzo, anche qui se c'è qualcuno che aiuta i mafiosi in quest'estorsione deve rispondere per concorso». E «se ci sono uomini dello Stato, anche ministri di governi sottoposti a minaccia, che non hanno detto la verità e hanno fatto da tramite, non risponderanno solo per aver trattato, ma anche per aver detto falsa testimonianza».

Non mi sento sotto attacco - «Non mi piace - ha inoltre risposto Ingroia alla domanda se la Magistratura debba ritenersi sola o comunque sotto minaccia nessuna forma di vittimismo: non mi sento sotto attacco, anche se è vero che percepiamo una sorta di ostilità e allergia nell'accettazione della verità. Mi hanno però confortato le parole del premier Monti e del presidente Napolitano».

Infine una nota al tema dell'agenda rossa di Borsellino. «Io - ha detto il pm - sono un testimone incompleto. Sapevo e conoscevo di quell'agenda rossa su cui Paolo annotava e segnava cose molto importanti e appuntamenti. Non sapevo però che negli ultimi mesi avesse iniziato a farne anche una sorta di diario».