29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
La notte dell'«orgoglio padano»

Maroni parla da leader, Bossi frena: Vedremo al Congresso

L'ex leader si scusa per il figlio, parla di complotto e prende fischi. Ma nella serata del riscatto leghista non c'è stata l'incoronazione del ministro dell'Interno, come qualcuno aveva ipotizzato alla vigilia

BERGAMO - Ha parlato da vero leader Roberto Maroni, ma l'amatissimo Umberto Bossi c'è e incassa il sostegno, non del tutto scontato, dei suoi. Nonostante tutto. L'ex ministro dell'Interno è stato acclamato ieri dai quattromila «padani orgogliosi» convocati a tempi di record a Bergamo per dare una risposta immediata e numericamente significativa alla mazzata giudiziaria che ha travolto pezzi chiave della nomenklatura leghista e costretto alle dimissioni il senatùr, finora indiscusso «capo» assoluto. E ci è riuscito. Ma nella serata del riscatto leghista non c'è stata l'incoronazione del ministro dell'Interno, come qualcuno aveva ipotizzato alla vigilia. Il «grande condottiero» Bossi ha catturato ancora una volta la base padana parlando non da pensionando della Lega, ma da padre nobile vivo e vegeto, che rintuzza le accuse, si scusa e rilancia l'azione del movimento che ha fondato. Che va tenuto «unito». E che, come tante altre volte, si può » far rinascere».

Rosy Mauro nel mirino di Maroni - Se da una parte Bossi ha pronunciato i suoi mea culpa per i danni fatti alla Lega da «quelli che portano il mio cognome, mi dispiace tantissimo», ha detto, dall'altra Maroni ha infiammato i suoi, evocando «l'onta di essere considerati un partito di corrotti». L'ex ministro ha implicitamente proposto la sua leadership dettando l'agenda del rinnovamento interno (congresso federale anticipato a giugno), rinnovando la promessa di «pulizia» nel movimento e assicurando espulsioni eccellenti, in primis quella della «cerchista» e arcinemica Rosy Mauro, e anche, giovedì al consiglio Federale, quella di Belsito.

Rimandato tutto al Congresso federale - Al primo round sulla futura leadership della Lega, Bossi non ha ostacolato né dato il via libera a quello che molti considerano il segretario in pectore. «Non è un traditore», ha detto parlando di Maroni ieri dal palco della Fiera dove si è svolto il «raduno dell'orgoglio padano». Ma alla precisa domanda se l'ex ministro dell'Interno è stato investito segretario ha replicato: «Stasera no. La Lega non funziona cosi. Vedremo al congresso federale...». Bossi ha comunque subito una mini contestazione quando ha affermato: «Siamo vittima certamente di una specie di complotto», beccandosi qualche fischio. D'altra parte, nonostante gli abbracci e i baci ostentati tra i due leader, veri o di facciata che siano, Maroni ha assicurato il suo appoggio a Bossi qualora si ripresentasse al congresso come candidato segretario federale. Segno forse che la partita non è scontata.