18 giugno 2025
Aggiornato 10:30
L'inchiesta | Il caso Belsito

Lega, Bossi jr si dimette, a Bergamo il raduno «delle scope»

Si indebolisce anche la posizione di Rosy Mauro, la vicepresidente del Senato, altra esponente del «cerchio magico» dei fedelissimi di Bossi coinvolta nelle presunte distrazioni di fondi del partito per uso privato. Maroni chiede pulizia, il Veneto lo sfida: Gobbo vuole Zaia leader

ROMA - Questa sera alla Fiera nuova di Bergamo il raduno dell'orgoglio leghista, la manifestazione delle «scope», dei leghisti che chiedono pulizia: Umberto Bossi probabilmente ci sarà, ma intanto ieri ha dovuto fare i conti con l'annuncio delle dimissioni da consigliere regionale lombardo di suo figlio Renzo Bossi, «il Trota», del quale in tanti continuano a chiedere l'espulsione dalla Lega. Si indebolisce, a questo punto, anche la posizione di Rosy Mauro, la vicepresidente del Senato, altra esponente del «cerchio magico» dei fedelissimi di Bossi coinvolta nelle presunte distrazioni di fondi del partito per uso privato.

L'intervista choc dell'autista - A dare la spinta definitiva per il passo indietro di Renzo Bossi è stata forse l'intervista choc al settimanale Oggi del suo autista e bodyguard Alessandro Marmello: «Non ce la faccio più, non voglio continuare - ha raccontato - a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo».
L'accelerazione della crisi leghista nelle ultime ore dimostra forse che, nonostante il suo attivismo degli ultimi giorni, il vecchio leader dimissionario non ha più le forze per arginare la slavina che ha travolto la sua famiglia e lo ha costretto ad allentare la presa sul partito: Renzo, ha commentato il senatùr, cercando disperatamente di minimizzare, «ha fatto bene, erano due o tre mesi che mi diceva che era stufo di stare in regione». Quanto alle richieste di espulsioni, un Bossi visibilmente provato si è limitato a rispondere ai giornalisti che ieri lo assediavano fuori dalla sua casa di Gemonio un vago «poi vediamo».

La resa dei conti è solo all'inizio e il grande promotore del raduno di Bergamo, Roberto Maroni, ha il pallino in mano. Sul suo profilo Facebook campeggia da domenica un avvertimento: «Pulizia pulizia pulizia, mi sono francamente rotto di Cerchi Magici e Culi Nudi», allusione quest'ultima alle performance canore di Pier Moscagiuro, amico e collaboratore di Rosy Mauro. I suoi spingono sull'acceleratore della pulizia interna: «Io - dice il Massimo Garavaglia - al posto di Rosy Mauro mi sarei già dimesso». E Matteo Salvini, commentando il passo indietro del «Trota»: «Penso e spero che tutti gli altri abbiano la responsabilità di dimettersi per tempo».

Ma la partita non riguarda solo l'emarginazione dell'ex «cerchio magico». E' tutta da giocare anche la sfida della successione al leader dimissionario, per la quale Maroni è in pole position ma non può avere ancora certezze. Non a caso, la sfida alle sue ambizioni arriva dal segretario veneto Giampaolo Gobbo, sindaco di Treviso, segretario della Liga veneta e storico rivale del sindaco di Verona Flavio Tosi, ultrà maroniano. Gobbo ha lanciato per l'eredità di Bossi il governatore veneto Luca Zaia, che si era tirato fuori dalla corsa con alcune dichiarazioni nei giorni scorsi.
Ma per Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso «siamo tutti militanti e se la Lega chiama, bisogna rispondere». A dimostrazione che per vincere, oggi, Maroni dovrà stare attento a non farsi prendere dalla tentazione di voler stravincere. Dalla sua ha il fuoco che anima la base leghista: solo lui, ora, può proteggere Umberto Bossi dal rischio dell'ultimo sfregio, le contestazioni dei militanti. E Salvini garantisce: «In vent'anni di storia di Lega non c'è mai stato nessun episodio di violenza» e quindi a Bergamo ci sarà solo «tanta gente che chiederà e pretenderà pulizia».