19 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Inaugurazione anno giudiziario

Lupo: La situazione delle carceri è tragica, ci umilia in Europa

Il Primo presidente della Cassazione: Parlamento renda davvero la custodia carceraria un'extrema ratio. Un'anomalia italiana sono i 240mila avvocati. L'abuso del processo è una patologia. Esposito: Non dimenticare i diritti degli ultimi

ROMA - La «tragica situazione carceraria» è una realtà «che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana - fino all'impulso a togliersi la vita - di migliaia di essere umani, chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo». Così il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo, scrive nella relazione all'inaugurazione dell'Anno giudiziario ricordando le «parole angosciate» del presidente della Repubblica rispetto alla situazione degli istituti di pena.
Più avanti l'alto magistrato sottolinea: «E' necessario che il legislatore assuma sul serio la natura di extrema ratio della custodia in carcere».

Un'anomalia italiana sono i 240mila avvocati - Il fatto che in Italia ci siano quasi 240mila avvocati, il maggior numero in proporzione agli abitanti in Europa è una «singolare anomalia italiana»: lo ha sottolineato il primo presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo, nella sua relazione sull'amministrazione della giustizia in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario. Si tratta di un «abnorme numero», ha detto, che «continua ad aumentare ogni anno». Per meglio illustrare il punto, l'alto magistrato ha proposto un curioso paragone con la Francia: «Soltanto gli avvocati di Rieti iscritti all'albo delle giurisdizioni superiori - ha detto - sono 125 e superano il numero di 103 avvocati ammessi al patrocinio dinanzi alla Cour de Cassation e al Conseil d'État».
A giudizio di lupo, «l'esorbitante numero di avvocati, se non costituisce un diretto fattore di incentivazione del contenzioso, certamente non contribuisce a deflazionarlo, giacché risulta del tutto insufficiente l'attività di filtro da parte della classe forense».

L'abuso del processo è una patologia - In Italia, «una parte della domanda patologica di giustizia costituisce espressione di un vero e proprio abuso del processo. In campo civile esso ritarda e spesso frustra irreversibilmente il soddisfacimento delle istanze delle parti private; nel campo penale, potendo contribuire alla prescrizione dei reati, può persino sottrarre il reo alla punizione». E facendo riferimento ad una sentenza delle Sezioni unite penali, con una «abnorme e ingiustificata proliferazione di procedure incidentali» l'alto magistrato sottolinea: «A queste condotte irrispettose della funzione giudiziaria e dolosamente dirette a ritardarne l'esito, che in altri ordinamenti sono penalmente sanzionate, il legislatore deve porre un argine».

Esposito: Non dimenticare i diritti degli ultimi - Secondo il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, «la sinergia tra crisi della giustizia e crisi economica non può costituire alibi per legittimare l'oblio di quelli che vengono definiti diritti sottili o diritti degli ultimi».
«Penso - ha puntualizzato Esposito, nel corso della sua relazione in occasione della cerimonia di apertura dell'Anno giudiziario in Cassazione - ai diritti dei disabili, degli omosessuali, dei bambini, dei migranti, dei detenuti, delle persone vulnerabili. Ma penso anche alla tutela dell'ambiente quale rispetto dovuto alla vita privata: alla vita privata di ciascuno di noi, ma soprattutto di quelli costretti a vivere in aree degradate».

La crisi acuisce la crisi del sistema - La «crisi di sistema, già storicamente difficile da fronteggiare, per la diffusione della criminalità organizzata, per l'ampiezza della corruzione e dell'evasione fiscale, per l'esistenza di una economia criminale, parallela a quella legale è oggi acuita dalla crisi economico finanziaria». L'alto magistrato sottolinea poi che «l'inefficienza del sistema giustizia, con le sue scarse risorse, si riflette sulla progettualità economica, con effetti negativi reciproci».
Esposito poi sottolinea che si è «in presenza di un circolo vizioso». E più avanti afferma che deve essere interrotto: «La crisi economica non deve trasformarsi in una crisi della ragione».