12 ottobre 2025
Aggiornato 06:00
Referendum sulla legge elettorale

Legge elettorale, slitta la decisione della Consulta sul referendum

Promotori: «Il rinvio è un piccolo buon segno, la decisione è complessa». Di Pietro: Rispetterò qualunque decisione della Consulta. Calderoli: Referendum inammissibile, lascerebbe un vuoto legislativo. Enrico Letta: Riforma a prescindere dalla Decisione della Consulta

ROMA - Slitta a domani il verdetto della Corte costituzionale sull'ammissibilità dei referendum sulla legge elettorale. I 15 giudici della Consulta, riuniti da stamattina in camera di consiglio per decidere la sorte dei due quesiti per l'abrogazione parziale o totale del cosiddetto Porcellum, hanno sospeso la seduta e rinviato a domani ogni decisione. Nel corso della giornata si sono inseguite in Parlamento e nel comitato promotore le voci più disparate sulle decisioni che i giudici sarebbero stati pronti ad assumere: bocciatura totale, ammissibilità dei quesiti, sentenza «interpretativa», che boccia il referendum ma trova il modo per indicare al Parlamento la necessità di una riforma del cosiddetto Porcellum.

Decisione complessa - Una bocciatura pura e semplice, motivata dal fatto che i quesiti lascerebbero il Paese senza legge elettorale, respingerebbe la tesi del comitato promotore, esposta stamattina da giuristi e costituzionalisti incaricati dal comitato, secondo la quale un eventuale sì degli elettori ai quesiti abrogativi farebbe tornare in vigore la legge precedente, il cosiddetto Mattarellum. Per motivare questa tesi, la Corte non avrebbe che da richiamarsi alla sua precedente giurisprudenza in materia, che per l'appunto stabilisce che in materia elettorale non si può dare un vuoto di legge. Ma proprio il prolungarsi dell'attesa della decisione della Consulta alimenta l'ipotesi che i giudici stiano lavorando a una decisione più complessa, e non a un semplice richiamo ai precedenti. Ne fa fede la dichiarazione rilasciata a Sky Tg24 da Vincenzo Palumbo, uno dei giuristi intervenuti oggi di fronte alla Consulta: «E' un primo piccolo buon segno, dimostra - ha affermato - che la decisione è più complessa di quello che si pensava, e mi auguro che questo possa significare un verdetto più favorevole per noi. Se i giudici si fossero adagiati supinamente sui precedenti, avrebbero potuto liquidare più velocemente la richiesta».
Tra gli interventi «esterni» tenuti oggi prima del lungo conclave poi aggiornato a domani, quello dell'Associazione giuristi democratici, che ha svolto un intervento ad adiuvandum ma esponendo una tesi differente rispetto a quella dei promotori. Il referendum abrogativo «previsto dalla Costituzione - ha spiegato Pietro Adami - è fisiologico che lasci un vuoto. Spetterà poi al Parlamento riempire quel vuoto». Una quarta soluzione che, pur costringendo la Corte a 'correggere' in qualche modo i precedenti, impegnerebbe politicamente forse meno i giudici delle leggi rispetto a un intervento che pur bocciando i quesiti 'imponesse' ai parlamentari la revisione della legge vigente.

Di Pietro: Rispetterò qualunque decisione della Consulta - «Sono in attesa, in speranzosa attesa, perchè ritengo importante per il popolo italiano riappropriarsi del diritto di fare i referendum, e di decidere su una legge elettorale bipolare e maggioritaria, eliminando il porcellum che ha prodotto 160 deputati e 80 senatori che hanno cambiato casacca». Lo ha detto Antonio Di Pietro a Otto e mezzo a proposito della decisione che la Corte Costituzionale annuncerà domani sull'ammissibilità dei referendum sulla legge elettorale.
«Qualunque decisione prenderà la Consulta io l'accetterò», ha assicurato il leader Idv ma «io ho fatto questo referendum perchè credo necessario cambiare la legge, un Parlamento che si rispetti si sarebbe già mosso».

Che 'c'azzecca' Monti con referendum? - «Perchè il governo Monti dovrebbe rischiare dal referendum? Ma che c'azzecca? Queste sono le regole del gioco per la prossima volta, il governo è solo spettatore». Antonio Di Pietro respinge la tesi per cui la sopravvivenze dell'esecutivo potrebbe essere messa in discussione se si facesse il referendum sulla legge elettorale.
Quanto alla riforma elettorale il leader di Idv aggiunge: «Le regole del gioco o le lasciamo scrivere ai cittadini o ci sediamo attorno a un tavolo e le scriviamo insieme. Io non mi sento escluso» dagli altri partiti «e non sono arrabbiato», assicura e «ad Alfano e Bersani direi che se la Corte non ci fa fare il referendum è necessario che prima delle elezioni ci sediamo a un tavolo e facciamo una legge possibilmente maggioritaria e bipolare in cui cui ai cittadini si dice quale è la coalizione, quale è il premier e quale è il programma».

Calderoli: Referendum inammissibile, lascerebbe un vuoto legislativo - Il referendum elettorale è inammissibile perché lascerebbe «un vuoto legislativo che la nostra Costituzione non accetta in materia elettorale». E' questa secondo il senatore della Lega Roberto Calderoli, «padre» dell'attuale legge elettorale, il famigerato Porcellum, «la vera motivazione sull'inammissibilità dei referendum» che in queste ore è al vaglio della Corte costituzionale.
«Non so quale sarà il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla ammissibilità dei quesiti referendari in materia elettorale», osserva Calderoli in una nota. «Il pronunciamento - prosegue - potrà essere positivo soltanto sulla base di motivazioni politiche, in conseguenza della pressione dell'elevato numero dei sottoscrittori, dei media e all'indebita invasione di campo dei sottoscrittori dell'appello dei professori di diritto costituzionale. Il pronunciamento nel merito invece, non può che essere di inammissibilità, non soltanto per il fatto che l'abrogazione di una legge che abroga la precedente non può portare alla riviviscenza automatica del Mattarellum ma anche per un altro motivo. Infatti, anche qualora, in ipotesi, si potesse produrre la riviviscenza della legge abrogata, il Mattarellum non sarebbe in grado di funzionare in quanto i collegi e le circoscrizioni di quest'ultimo avrebbero dovuto essere adeguati al censimento del 2001 e alle modifiche della legge Tremaglia che introduceva gli eletti all'estero».
«L'adeguamento - sottolinea Calderoli - si è reso così necessario che, a suo tempo, nel 2005, venne adottato un decreto-legge, il n. 64, quale intervento ponte di emergenza, in mancanza del quale non sarebbe stato possibile andare a nuove elezioni e veniva espressamente previsto che quel decreto avrebbe avuto effetto solo per la prima tornata elettorale successiva alla sua entrata in vigore. Pertanto oggi non sarebbe possibile intervenire con nessuno strumento legislativo sul Mattarellum in quanto lo stesso risulta abrogato e quindi non ci sarebbe l'oggetto su cui intervenire. Conseguentemente, anche se fosse condivisa la tesi della riviviscenza del Mattarellum, rimarrebbe un vuoto legislativo che la nostra Costituzione non accetta in materia elettorale e certamente la Consulta non può dichiarare ammissibile un quesito nella speranza che questo vuoto venga sanato successivamente, mettendo a repentaglio la continuità del funzionamento del sistema parlamentare. Questa è la vera motivazione sull'inammissibilità dei referendum, di cui nell'ampio dibattito che si è tenuto sulla materia si è accuratamente taciuto...».

Enrico Letta: Riforma a prescindere dalla Decisione della Consulta - Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, è convinto che «la politica, purtroppo, è diventata lo zimbello del Paese e per rendere possibile il suo riscatto prima è necessario che la legge elettorale venga cambiata. Una riforma di questo tipo però andrà portata avanti a prescindere dalla decisione della Consulta. Per questo dico: attendiamo il verdetto della Corte, ma impegniamoci a cambiarla insieme, fin da subito». Intervistato da IlSussidiario.net, Letta ritiene «necessaria da un lato una riconciliazione tra tecnica e politica e dall'altro un'intesa più esplicita tra i partiti dell'attuale maggioranza. Un'alleanza che, dopo questi primi mesi di collaudo, trovi con il governo nuove forme e nuovi modi di esprimersi».
In particolare, sulla legge elettorale «è presto per parlare di modelli, ma di sicuro una delle cause del crollo di credibilità che ha subito il Parlamento è il fatto che i cittadini non riconoscono nei parlamentari dei soggetti che hanno eletto. E questo ha creato gravi danni all'Italia. I partiti della maggioranza - sottolinea quindi Letta - dovrebbero costituire un Forum molto rapidamente per individuare una legge elettorale che ridia all'elettore la forza e la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e che, allo stesso tempo, garantisca l'efficienza del sistema. Il bipolarismo è stata una conquista positiva, ma quello fondato sulle estreme, che abbiamo conosciuto in questi anni, non ha funzionato. Da queste necessità dobbiamo ripartire».