23 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Il caso Cosentino

La Camera vota ancora su Cosentino, rischia l'arresto

L'indagine è un'altra ma l'accusa riguarda sempre il suo presunto legame con i Casalesi, il potentissimo clan camorristico che opera a Casal di Principe. Decisione entro Natale. Lega verso il sì. Silenzio dai vertici del Pdl

ROMA - A quasi due anni dal voto dell'Aula della Camera che salvò Nicola Cosentino dalla galera, arriva oggi una nuova richiesta di custodia cautelare in carcere per il coordinatore del Pdl campano. L'indagine è un'altra ma l'accusa riguarda sempre il suo presunto legame con i Casalesi, il potentissimo clan camorristico che opera a Casal di Principe, la città campana dove l'ex sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi è nato. Lui si dichiara «del tutto sereno», reputa le accuse «infondate» e promette che chiarirà i fatti che gli vengono contestati ma le prime reazioni politiche dicono che stavolta Cosentino rischia il carcere.

Decisione entro Natale - A due anni da quel 10 dicembre del 2009 in cui l'Assemblea di Montecitorio a scrutinio segreto respinse la richiesta dei magistrati di Napoli con 360 sì contro 226 no con il supporto di alcuni voti dell'opposizione, governo e maggioranza sono cambiati e il dossier Cosentino è il primo caso giudiziario che la Camera affronta nell'era Monti. La decisione sarà rapida, arriverà entro Natale ma non sarà certo facile. Spicca il silenzio dei vertici del Pdl: a difendere Cosentino sono prima il neo deputato Luca D'Alessandro, poi Paolo Russo e solo in serata Mario Landolfi e i senatori campani del centrodestra. Il partito di Silvio Berlusconi affronta quest'anno la terza richiesta di arresto nei confronti di un suo deputato. Le prime due sono state un banco di prova per la già fragile maggioranza del Cavaliere: a Marco Milanese è andata bene, ad Alfonso Papa è andata male per via della decisione della Lega di dare il via libera alla richiesta dei magistrati. E anche stavolta sarà il Carroccio, unico partito all'opposizione del nuovo esecutivo e libero ormai dal vincolo di maggioranza con il Pdl, a fare da ago della bilancia. Luca Paolini, componente leghista della Giunta per le Autorizzazioni dove martedì inizierà l'esame della questione, non si sbilancia e si limita a dichiarare: «E' un caso molto serio» ma lontano dai taccuini alcuni esponenti del Carroccio dicono che il partito di Umberto Bossi farà come con Papa.

Il Pd, l'Idv e Fli non hanno dubbi: Cosentino va arrestato. La democratica Laura Garavini sottolinea come «l'ex sottosegretario, ancora oggi a capo del Pdl in Campania, non abbia smesso di frequentare e fare favori a personaggi legati alla camorra, neppure dopo le notizie sulla prima inchiesta che lo riguardava». Antonio Di Pietro ricorda che «l'altra volta per un gioco di potere ed un voto di scambio in Parlamento Cosentino l'ha fatta franca» e si augura «che questa volta il Parlamento non svenda ancora la propria dignità e che soprattutto non si crei questo inciucio traversale all'insegna del volemose bene. Siccome adesso c'è una grande coalizione che appoggia Monti, non vorrei ci fosse una grande coalizione che appoggia tutti coloro che vogliono impedire ai magistrati di voler perseguire tutti quelli che sono accusati di reati gravissimi». Il partito di Gianfranco Fini ha sempre sostenuto la battaglia contro la presenza di Cosentino al governo e ai vertici del Pdl campano, ricorda e l'Udc ha votato a favore dell'arresto di Papa e ha lasciato libertà di coscienza su Milanese. Oggi il centrista Pierluigi Mantini ricorda che due anni fa in Giunta votò sì alla custodia cautelare di Cosentino ma in Aula i centristi non diedero indicazioni di voto.

Relatore del dossier è Maurizio Paniz (Pdl) che a sera dichiara di non aver ancora letto la voluminosa ordinanza arrivata alla Camera, 1160 pagine, in cui tra le altre cose il gip scrive che Cosentino è «il referente polito nazionale del clan dei Casalesi». La relazione dell'avvocato di Belluno sarà pronta per martedì. La Giunta è convocata per le 12.