Frattini: Contro l'Italia manovre speculative preordinate
Ne è convinto il Ministro degli Esteri: «Ma per noi è ultima chiamata: ok in tempi rapidi ad agenda europea. Cresce il fronte dei dissidenti nel Pdl ma no a crisi al buio»
ROMA - Contro l'Italia ci sono delle manovre speculative «preordinate» ma bisogna approvare «in tempi rapidissimi» l'agenda europea perché questa «è l'ultima chiamata». Ne è convinto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che, in una intervista al Messaggero, spiega: «Il G20 che si apre giovedì a Cannes deve dimostrare di essere il G20 del coraggio, non dell'incertezza e della viltà. Si deve fare quel passo avanti verso un'integrazione politica che sia da stimolo all'Unione europea che deve passare da semplice unione monetaria ed economica, a una vera e propria unione politica. Solo con più Europa, come ripete spesso anche il presidente Napolitano, riusciremo a uscire dal tunnel».
Approvare in tempi rapidissimi l'agenda europea - «Gli speculatori - osserva - avevano cominciato a parlare di un lunedì nero dell' Italia già dalla fine del vertice di venerdì. Mi chiedo come mai. Questa è la prova provata della preordinazione delle manovre speculative contro l'Italia. E poi, francamente, se qualcuno come il presidente francese Sarkozy si lascia scappare la frase, se non avessimo salvato la Grecia sarebbe toccata all'Italia, beh chi non ci aveva ancora pensato si lancia all'assalto speculativo».
«Per evitare che il tunnel rimanga lungo e buio - sottolinea Frattini - il nostro compito è approvare in tempi rapidissimi l'agenda europea. L'Italia deve avere la responsabilità di capire che questa è l'ultima chiamata: se dal 15 novembre non saremo in grado di rispettare la prima delle scadenze promesse nella road map, saremo visti come inadempienti. E essere inadempienti oggi significherebbe creare un danno serissimo alla credibilità sul recupero del nostro Paese».
«Chi ama l'Italia - conclude il titolare della Farnesina - mentre l'Europa ci chiama a obblighi stringenti che cominciano a scadere tra 15 giorni, dovrebbe lavorare perché il nostro Paese riesca a dare risposte positive. Dico: facciamo uno sforzo tutti insieme, portiamo in Parlamento le proposte, confrontiamoci. Lo dico a Casini, ai moderati del Pd. Se crolla tutto si fa un gran favore a Grillo e all'estrema sinistra, non certo al Paese».
Cresce il fronte dei dissidenti nel Pdl ma no a crisi al buio - Nel Pdl e nella maggioranza «cresce il fronte dei dissidenti. E di questo bisogna tener conto. Probabilmente - prosegue - si è fatto un grave errore: accreditare la tesi di un presunto patto Berlusconi-Bossi per le elezioni nella prossima primavera. E molti hanno avuto l'impressione che fossimo al rompete le righe, all'ognuno per se e Dio per tutti. Da qui la lettera dei dissidenti. Per fortuna ora è stato tutto chiarito: non c'è stato, e non c'è, alcun patto per votare nel 2012».
Quanto alla richiesta di un nuovo governo di centrodestra aperto all'Udc ma non guidato da Silvio Berlusconi, Frattini osserva: «E' sbagliato porre pregiudiziali sulla persona. Per me il laboratorio deve avvenire in Parlamento. Ad esempio sulla legge elettorale, sulla riforma delle pensioni e del lavoro. E non penso solo all' Udc, ma anche a Renzi, Ichino, Enrico Letta. Chi punta alla caduta del governo Berlusconi sappia che l'approdo sarebbero le urne: i mercati e gli speculatori sono molto più veloci della politica».
Il titolare della Farnesina non replica a Gianfranco Fini che individua nei problemi dell'Italia la mancanza di credibilità di Berlusconi: «A Fini non rispondo quando parla come un capo partito. Vorrei invece ricordare che una volta Prodi disse che durante una tempesta non si cambia il timoniere, una crisi al buio sarebbe estremamente pericolosa. Ora abbiamo un'agenda europea, approvata dalle istituzioni europee e occorre un largo consenso per realizzarla. Chi si oppone lo fa perché non condivide ciò che ci ha detto l' Europa? Oppure non condivide perché è Berlusconi a guidare il gioco? Se la risposta fosse quest'ultima non sarebbe un atto d'amore verso l'Italia, ma verso la propria parte politica. Ci sono ad esempio esponenti dell'opposizione come Ichino, Renzi ed Enrico Letta che dicono sì a un lavoro più flessibile. Bene, entriamo nel merito, superiamo i personalismi».
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