28 agosto 2025
Aggiornato 06:30
«L'esperienza politica del Governo è ormai conclusa...»

D'Alema: Serve un'alleanza tra progressisti e moderati

Il Presidente del Copasir: «Difficile che il Terzo polo si allei con il centrodestra. Pensioni? Accelerare la riforma Dini solo insieme a equità fisco. Lettera Bce? Le banche non fanno i programmi di Governo»

ROMA - Per «rimettere in movimento» l'Italia serve un «governo forte» e per questo il Pd punta ad un'alleanza tra progressisti e moderati. Lo ha detto il presidente del Copasir Massimo D'Alema, durante la registrazione di Porta a porta. «Il nostro è un Paese-chiave e per poterlo rimettere in movimento occorre un governo forte. La destra non è disponibile, arroccata intorno a Berlusconi». Dunque, «bisogna unire i progressisti e i moderati, in una alleanza in grado di dare al Paese un governo forte, che possa contare su un consenso largo, non solo sulla maggioranza parlamentare ma sulla maggioranza degli italiani». Al contrario, secondo D'Alema, è «difficile» che il Terzo polo possa allearsi con il centrodestra.

L'esperienza politica del Governo è ormai conclusa... - Si vedrà se il centrodestra ha trovato una nuova intesa, ma il dato politico è che «questa esperienza è giunta a conclusione», D'Alema ha commentato così l'annuncio di un accordo sulle pensioni nella maggioranza. «Sul tema delle pensioni - ha detto D'Alema - si sono manifestati contrasti molto aspri, Berlusconi ha preso certi impegni a Bruxelles, la Lega ha detto 'non se ne parla neanche'... Non so che tipo di impegno verbale sia stato preso, vedremo. La mia valutazione è che questa esperienza politica sia giunta a conclusione».

Accelerare la riforma Dini solo insieme a equità fisco - L'entrata a regime della riforma Dini va «accelerata», il Pd è pronto a ragionare di questo tema, ma solo parallelamente ad un'operazione di redistribuzione del carico fiscale. «La riforma delle pensioni fu importante, la riforma Dini a regime porta il nostro sistema in equilibrio. Ha un problema: ha una transizione che io cercai di accelerare, non ci riuscii per l'opposizione dei sindacati. Noi restiamo su quella posizione: accelerare la messa a regime».
«Ma - ha precisato - non sarebbe giusto un intervento di questo tipo se contemporaneamente dall'altra parte non si intervenisse con molta determinazione per correggere uno squilibrio che si è determinato nel sistema fiscale italiano, che ha preso una iniquità insostenibile. Ognuno paghi in proporzione delle proprie capacità».

Lettera Bce? Le banche non fanno i programmi di Governo - La lettera della Bce è un documento «importante», va studiato ma «le banche non scrivono i programmi di Governo, sarebbe umiliante persino più della risata di Sarkozy. Questa lettera viene usata come una clava, io vorrei mettere in guardia perché alcuni di quei suggerimenti sono molto onerosi. Il cosiddetto modello danese è costosissimo. Se si volesse accettare davvero quei suggerimenti bisognerebbe promuovere una profonda riforma del welfare, spendere meno per le pensioni, spendere di più per il welfare dei giovani».
In generale, ha aggiunto, «le banche non scrivono i programmi di governo, anche perché non si presentano alle elezioni. E se si presentassero prenderebbero pochi voti. La lettera della Bce è una cosa che va studiata, è una base importante, ma mi rifiuto di pensare che una forza di governo prenda una lettera di una banca e dica questo è il nostro programma di governo».

Disponibili ad un Esecutivo di responsabilità - Il Pd è disponibile ad un «governo di responsabilità comune». Il presidente del Copasir ha risposto così quando gli è stato chiesto se il suo partito appoggerebbe un governo guidato da Angelino Alfano, presente in studio, o da Gianni Letta: «Siamo pronti a discutere di un governo di responsabilità comune. Incredibilmente in un momento come questo il maggior partito italiano non intende raccogliere questa disponibilità, che a me sembra persino generosa da parte di un centrosinistra che potrebbe vincere le elezioni».