28 agosto 2025
Aggiornato 04:30
Presentazione dei discorsi del parlamentare Alfredo Covelli

Fini: Il Governo non può reggersi solo sui numeri, serve un programma

Il Leader di Fli cita Covelli: «Il Parlamento non è una mera sede di ratifica della decisione governativa. Spero che Berlusconi dia risposte all'Europa, ma ho dubbi»

ROMA - Un governo fondato solo sui numeri non può reggere: le maggioranze devono formarsi su un programma. E' il concetto espresso dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla presentazione dei discorsi del parlamentare Alfredo Covelli avvenuta oggi nella sala della Lupa a Montecitorio.
La terza carica dello Stato ha preso in prestito il pensiero del fondatore del Partito Nazionale Monarchico per esprimere un concetto «di vivissima attualità»: «Covelli - ha ricordato Fini - credeva in un parlamentarismo democratico e moderno capace di rappresentare in modo compiuto il pluralismo culturale e ideale della Nazione e di ispirare le grandi scelte politiche del Paese». Quindi il leader di Fli ha citato un intervento che Covelli fece in una seduta della Camera nel luglio 1955: «Il concetto che un governo si qualifichi politicamente con i voti che esso attinge per formare e completare la sua maggioranza, non solo non può reggere ma è in assoluto contrasto con un sano e aperto regime parlamentare. In una vera democrazia parlamentare le maggioranze governative devono formarsi su un programma».
«In tale prospettiva, e di vivissima attualità, il Parlamento - ha concluso Fini - lungi dal configurarsi come mera istanza di ratifica della decisione governativa, era concepito come fonte primaria ed imprescindibile di legittimazione democratica».

Spero che Berlusconi dia risposte all'Europa, ma ho dubbi - «Mi auguro che domani Berlusconi riesca a presentare un pacchetto di proposte convincenti all'Europa. Non conosco lo stato dell'arte ma ho dubbi sul fatto che domani saranno sufficienti le rassicurazioni, parole e generici impegni ad aver fiducia nell'Italia». Lo dice Gianfranco Fini, ospite di Ballarò.
Il presidente della Camera ricorda che dal 5 agosto, giorno in cui in Italia arrivò la lettera della Bce al governo sui provvedimenti da varare per la «crescita, il mercato del lavoro, le privatizzazioni e un eventuale intervento sul sistema previdenziale, da allora il governo non ha agito nella direzione indicata». Così «si crea in modo più che naturale a livello europeo una preoccupazione. Non si crea perchè l'Ue è cattivona e vuole imporre all'Italia questo o quello, ma perchè la governance dell'euro è precisa e quello che riguarda un paese riguarda tutti. Abbiamo ceduto quote di sovranità. E ricordiamoci che gli altri paesi difendono i loro interessi nel momento in cui difendono i nostri, perchè il contagio rischia di colpire tutti».
Ma cosa blocca la maggioranza? «C'è una dichiarazione di ostilità della Lega a qualsiasi ipotesi di intervenire sul sistema previdenziale - risponde Fini - so che molti ministri ritengono che la politica di Tremonti, che non mette risorse a disposizione, sia di impedimento per misure volte a favorire lo sviluppo. E poi c'è una precisa volontà di Berlusconi a non dar corso a misure particolari a partire dalla patrimoniale. Il governo ha annunciato il decreto sviluppo 200 volte e non lo ha ancora fatto».