20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Intervista all'«Espresso»

Governo: Bongiorno, il Premier vada via senza salvacondotto

La Presidente della Commissione Giustizia della Camera: «Quella sulle intercettazioni legge simbolo legislatura. Alfano un Leader quando imparerà a dire no al Premier»

ROMA - La presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, fa il punto sulla situazione in una lunga intervista all'Espresso. Di Berlusconi parla solo al tempo imperfetto, o comunque al passato: «È arrivato al tramonto. Dovrebbe andarsene e basta. E altro che salvacondotto». Su Alfano è cortesemente scettica: «Dimostrerà di avere le doti da leader quando imparerà a dire no al premier, senza viverlo come un tradimento». Di Casini dice un gran bene: «Ha capito prima di Fini che con Berlusconi non si andava lontano».

«Ritengo - spiega quindi - che quella sulle intercettazioni sia la legge simbolo di questa legislatura», dice: «Simbolo, anzitutto, della grande illusione che ha voluto dare Berlusconi». Quale illusione? «La sua fortuna è stata quella di aver saputo intercettare gli umori post Mani Pulite. È stato capace di dare una risposta a coloro che ritenevano ci fossero stati degli eccessi: si è presentato come l'uomo che voleva portare avanti un'idea di libertà, contro il giustizialismo e le manette. Una grande trovata iniziale, che gli ha portato molti voti. Tanti anni dopo, la legge sulle intercettazioni, oltreché naturalmente servire a lui, voleva rappresentare anche un segnale del tipo sono dalla parte delle vittime della giustizia».
«Però, alla fine, come al solito, Berlusconi, ha fatto prevalere il proprio interesse su quello degli elettori: così ha creato una legge che tradisce persino il nome del suo partito. Questa è una legge che tradisce la libertà: di informazione, di cronaca. Quindi non è vero che a Berlusconi interessi la libertà: gli interessa la sua propria, di libertà, casomai. Così come pensare o prevedere il carcere per i giornalisti dimostra che il suo garantismo viene annunciato in teoria, e tradito in realtà». L'illusione, dunque, è svelata, dice Bongiorno, e la «maschera calata»: ed è per questo che «Berlusconi non riesce a comunicare più se stesso: perché dopo tutto quello che ha fatto, nessuno può credergli più».

Anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano, cade sotto la scure di Giulia Bongiorno. «Come ministro della Giustizia, ha solo siglato col suo nome il famoso lodo: per il resto si è prodotto in semplici annunci, né mi pare che in commissione Giustizia in questi anni abbiamo fatto altro che occuparci di Berlusconi». Come potenziale leader del Pdl, il giudizio è appena più sfumato: «È un politico intelligente, però questa sua grande fedeltà a Berlusconi, se da un lato gli ha dato tanto potere, dall'altro pare bloccarlo. Le doti necessarie a fare il leader dimostrerà di averle se si distaccherà da Berlusconi: se continuerà a credere che ogni no significhi un tradimento, non credo che ce la farà».