18 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Il voto di fiducia alla Camera

Governo: per Bersani doveva dimettersi. Pd alla prova delle alleanze

Malumore che da giorni viene raccontato in ambienti democratici per come il Colle ha gestito tutte le crisi della maggioranza. Cresce la convinzione del voto anticipato nel 2012. Casini: «Il Prem

ROMA - Pier Luigi Bersani è convinto che il governo non avrà vita lunga e che «morirà di fiducie», ma sulla vicenda che si è consumata per la bocciatura del Rendiconto ritiene che le dimissioni fossero necessarie. Quasi una replica alla nota del Quirinale con la quale Giorgio Napolitano ha puntualizzato di non aver «ritenuto che vi fosse un obbligo giuridico di dimissione a seguito della reiezione del Rendiconto» e che era «necessaria una verifica parlamentare della persistenza del rapporto di fiducia, come lo stesso Presidente del Consiglio ha fatto».

Malumore nei Democratici per la «gestione» Napolitano della crisi - «Rispetto il Presidente della Repubblica, naturalmente», ha spiegato il segretario del Pd, «ma penso che il governo avrebbe fatto bene a prendersi la responsabilità di un chiarimento con le dimissioni. La prova di quel che dico è che di fronte al capo dello Stato che chiedeva chiarezza non solo sulle fiducie, ne abbiamo avute 53, ma sulla possibilità di governare, la risposta non è venuta. Sono certo che dalla prossima settimana saremo non daccapo, ma un gradino più basso in termini di governabilità».
Insomma il malumore che da giorni viene raccontato in ambienti democratici per come il Colle ha gestito tutte le crisi della maggioranza prende quasi forma con le parole del leader del Pd. E del resto, ancora oggi fonti parlamentari del Pd dicono che c'è un insofferenza verso quelli che sembrano 'salvataggi' da parte di Napolitano nei confronti di Berlusconi: la verifica del 14 dicembre, la manovra approvata in tre giorni, «c'è un limite oltre il quale non possiamo andare» anche se Napolitano sa di avere nel Pd molti compagni di partito che lo ascoltano, il messaggio è «si sono esauriti gli spazi di mediazione, al prossimo incidente non può ancora aiutare il premier».

Il voto di oggi secondo i Democratici, allontana di fatto le prospettive di un governo di transizione, dice Bersani: «Certamente Berlusconi ha voluto stoppare questa ipotesi, su questo non c'è dubbio. E credo anche che si sia visto che nel centrodestra ci sono parecchie timidezze». Opinione condivisa da Pier Ferdinando Casini: «C'è stata la possibilità di un cambio e di una responsabilità più ampia ma il Pdl ha deciso di difendere questo status quo», e ora la prospettiva più probabile è che si voti in primavera perchè «Berlusconi vuole andare a votare nei primi mesi del 2012».

Dopo il voto di oggi insomma si è infoltita la schiera di chi ha interesse a votare nel 2012, Berlusconi, Di Pietro, Vendola e anche Bersani, «per ragioni però tutte interne al partito», dice un dirigente Democratico. Non a caso probabilmente ieri e oggi il segretario ha voluto mettere alcuni puntini sulle 'i' rispetto alla leadership: primarie solo di coalizione e comunque prima si deve fare la coalizione. Questo significa che si dovrà sciogliere il nodo delle alleanze. E' noto che nel Pd convivono almeno due anime, trasversali in maggioranza e minoranza, quella di chi insiste per l'alleanza con l'Udc anche a costo di sacrificare Sel o Idv, e quella di chi invece pensa che il centrosinistra ristretto, cioè il nuovo Ulivo sia preferibile. Intanto molto dipenderà anche da cosa vorrà fare Casini, corteggiato strenuamente anche dal centrodestra. Il leader centrista per ora non scioglie la riserva, le strategie dipendono anche dal referendum sulla legge elettorale che rischia di modificare sostanzialmente la geografia parlamentare ecco perchè secondo alcuni la riforma elettorale bisognerebbe farla in Parlamento.