L'«Economist» si chiede: Quanto può durare il governo?
Il settimanale britannico: «Abbandonare Berlusconi sarebbe un buon inizio, ma nulla più»
ROMA - «Come Butch Cassidy e Sundance Kid: feriti, con il destino segnato ma ignari delle forze schierate contro di loro»: l'Economist ritrae così Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, in un articolo dall'eloquente titolo «Scivolando nell'oscurità» nel quale si chiede quanto ancora potrà durare l'attuale governo.
Il settimanale britannico sottolinea come «la maggioranza degli italiani sembri essersi resa conto che il loro Presidente del Consiglio è una zavorra; dopo i sindacati - già da molto tempo - anche gli industriali hanno perso la fiducia nella gestione economica del governo di centro-destra».
Dopo aver elencato la lunga lista di problemi economici e giudiziari del premier - e gli «inviti» da parte di alcuni quotidiani moderati come il Sole24Ore e il Corriere della sera a fare un passo indietro - l'Economist nota come «nella maggior parte delle democrazie una sola» delle accuse mosse al presidente del consiglio «sarebbe stata sufficiente per la rimozione dall'incarico»: «Ma anche se la posizione di Berlusconi è divenuta insostenibile, il come e il quando del suo abbandono rimangono non ancora chiari».
Gli scenari possibili dell'addio, secondo l'Economist, sono una diserzione della Lega, ipotesi smentita da Bossi; una ribellione del Pdl, difficile dal momento che «molti dei suoi membri devono il posto e lo stipendio a Berlusconi»; infine, un intervento di Napolitano «ma solo in caso di sfiducia parlamentare» (in realtà le dimissioni di un presidente del Consiglio dopo la sfiducia sono un atto dovuto).
Tuttavia, «un nuovo governo non sarebbe affatto una panacea»: «Come hanno sottolineato gli analisti della S&P, la resistenza alle riforme strutturali di cui l'Italia ha disperatamente bisogno sono forti tra i sindacati, gli ordini professionali, i monopoli e il settore pubblico». Insomma, conclude l'Economist, «abbandonare Berlusconi potrebbe essere un buon inizio, ma nulla di più».
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