28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Manovra economica | Maggioranza

Maroni insoddisfatto su pensioni ed Enti: «Ma ora calmi»

Il Ministro leghista preoccupato per l'«iperattivismo» di Calderoli. Gelo con Tremonti

ROMA - Per ora l'indicazione è di attendere. Ma che Roberto Maroni sia insoddisfatto di come la Lega abbia gestito la partita-manovra è ormai assodato. A maggior ragione dopo le modifiche apportate oggi dal vertice di maggioranza, dove il Carroccio era rappresentato da Roberto Calderoli, Federico Bricolo e Rosi Mauro. Nonostante il ministro dell'Interno fosse anch'egli a Roma. Particolarmente indigesta la misura sull'età di pensionamento delle donne del settore privato: «Abbiamo passato l'estate a dire che non avremmo permesso che si toccassero le pensioni del nord per fare cassa, e ci ritroviamo così...».

Un'opposizione non pregiudiziale, quella di Maroni ad un riassetto del sistema previdenziale. Ma che il ministro dell'Interno avrebbe preferito, se proprio necessario, affrontare in un disegno organico e «non con un emendamento alla manovra, su cui peraltro verrà posta la fiducia...». Così come Maroni non sarebbe ancora rassegnato ai tagli sugli enti locali: la speranza è che, anche grazie alle misure approvate oggi, si riesca a trovare lo spazio se non altro per sbloccare gli investimenti già contabilizzati in bilancio, con risorse che le Autonomie locali virtuose hanno già in cassa senza la possibilità di usarle: «Quello sì che sarebbe un provvedimento che aiuta la crescita», spiegano i suoi. E poi, è un'altra idea di Maroni, i beni confiscati alla criminalità organizzata potrebbero essere usati oltre che per il Viminale anche per dare un po' di sollievo ai Comuni. Anche se su queste modifiche bisogna convincere Tremonti e il Tesoro: «Non dico arrestarli, ma qualche strumento ce l'ho...», è la battuta al vetriolo riservata da Maroni al collega dell'Economia ieri sera durante un comizio a Brescia. Battuta ancora più pesante se si pensa all'imminente voto della Camera sull'arresto di Marco Milanese.

L'ultima novità non gradita è poi l'accelerazione sul ddl costituzionale che abrogherà le Province, con una preoccupazione accresciuta dal mancato riferimento (almeno nel comunicato di palazzo Chigi) al provvedimento per dimezzare il numero dei parlamentari. Anche se in questo caso la speranza è che il governo si 'appoggi' ai numerosi ddl già depositati alle Camere su iniziativa dei parlamentari. Mentre sulle Province, in realtà, lascia ben sperare quel riferimento al trasferimento delle competenze alle Regioni: ovvero, è la spiegazione che danno fonti Pdl, le regioni 'leghiste' potrebbero tranquillamente riassegnare le stesse competenze ad enti intermedi che 'surrogherebbero' le province.

Ma per ora l'insoddisfazione del ministro si limita agli sfoghi con i parlamentari a lui più vicini, e agli incontri con il presidente della Bilancio della Camera, il leghista Giancarlo Giorgetti, con il quale ha fatto una immediata sortita in Senato subito dopo il vertice di palazzo Grazioli. Oggi in Cdm Maroni - raccontano alcuni ministri presenti - non avrebbe eccepito sulle modifiche illustrate da Berlusconi e Tremonti. Troppo delicato il momento, troppo forti le pressioni (dal Colle a Draghi) per modificare la manovra per cercare di forzare la mano. La strategia del ministro prevede dunque tempi più lunghi: «Intanto tra poco si celebreranno molti importanti congressi locali, che sanciranno la presa di Maroni sulla base leghista», spiegano i suoi. Poi si valuterà come uscire da una situazione ormai diventata quasi insostenibile per i deputati maroniti, aggravata da quello che ormai viene definito «l'iperattivismo» di Roberto Calderoli. Che nell'ottica di Maroni avrebbe come unico risultato quello di mettere ancora di più la firma della Lega su una manovra che piace sempre di meno.