28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Pressing su pensioni e Comuni

I timori di Maroni sulla manovra

Nervosismo nel Carroccio, dubbi dei maroniti sul rapporto con Calderoli

ROMA - Roberto Calderoli esalta l'esito del confronto di maggioranza e il miglioramento della manovra. L'umore di Roberto Maroni è invece diverso, visto l'intervento sulle pensioni che alla fine è stato inserito in manovra, e visto l'impatto che ancora rimane sul comparto degli enti locali, con il ministro dell'Interno preoccupato per la ricaduta sulla Lega delle «lacrime e sangue» della manovra. Il vertice di Arcore segna dunque un'ulteriore evoluzione della geografia interna del Carroccio, con il rafforzamento dell'asse tra Umberto Bossi e Giulio Tremonti, artefice il ministro per la Semplificazione, e la diversa posizione del ministro dell'Interno.
Una diversità di posizioni che ieri ha trovato anche un riscontro evidente nei movimenti di Maroni: il ministro dell'Interno è infatti tornato ad Arcore dopo l'incontro con l'Anci, passaggio non previsto. E questo perchè - spiegano i suoi - a discutere con Berlusconi e Tremonti era rimasto il solo Calderoli, vista l'uscita anticipata di Bossi. Al suo ritorno ad Arcore, Maroni ha però trovato nel menù della manovra l'intervento sulle pensioni (sulla cui assenza Maroni si era speso alla Berghem Fest con Alfano), mentre la riduzione dei tagli agli enti locali ammontava all'obiettivo minimo, visto che il ministro del'Interno aveva promesso all'Anci solo poche ore prima «almeno» il dimezzamento della stangata.

Il pressing di Maroni sembra però aver prodotto un primo risultato: Calderoli ha infatti annunciato un incontro per domani con Sacconi e i tecnici del Tesoro in cui si valuterà «l'impatto sociale» dell'intervento sulle pensioni. Anche perchè i leghisti del Senato, a quanto si apprende, stanno già predisponendo un emendamento per abolire la norma preparata ad Arcore.

Del resto, il clima tra i maroniti non è certo dei migliori. Non fosse per il fatto che la promessa del titolare del Viminale ai Comuni («I tagli agli enti locali saranno almeno dimezzati«) rischia di non poter essere mantenuta: «Vista la confusione sui numeri della manovra, e vista la fumosità del meccanismo per i Comuni, qualche timore ce l'abbiamo», spiegano i deputati vicini a Maroni. Che mettono l'accento sull'«attivismo» di Calderoli che «di fatto ha intestato anche alla Lega una manovra che non ci piace affatto». Insomma, il risultato è che in molti, tra gli uomini di Maroni, sono più che preoccupati per come la Lega rischia di uscire dalla manovra: «Cosa andiamo a dire alle nostre feste? Che i nostri operai dovranno lavorare un anno in più perchè non vale più il riscatto del militare?».
Del resto, osservano a via Bellerio, vinta la battaglia contro il 'cerchio magico' che aveva compattato i due 'Roberto', ora il patto tra Maroni e Calderoli potrebbe iniziare a scricchiolare: «E guardando alle ultime settimane è evidente chi tra i due è più vicino al 'Capo'», osserva un dirigente leghista che fa notare la assidua presenza di Tremonti e Calderoli al fianco di Bossi durante l'estate. In estrema sintesi, «l'asse tra Bossi e Tremonti e regge e continuerà a reggere, e Calderoli sfrutta il suo rapporto con il ministro dell'Economia».

Un'altra occasione di tensione potrà essere rappresentata dal ddl costituzionale per l'abolizione delle province e per il dimezzamento dei parlamentari: due cavalli di battaglia di Calderoli, che non convincono invece - soprattutto il primo - Maroni. Ma se Calderoli gioca di sponda con Tremonti, Maroni continua a tessere la sua tela: i rapporti con Angelino Alfano, e il confronto con il Pd e in particolare con Enrico Letta.