«Il Nord non paghi le tasse a Roma o sia secessione»
Editoriale del quotidiano leghista: «E' il momento, andiamo via o falliamo anche noi». Borghezio: «Bossi su secessione? Era ora». Landolfi (Pdl): «La Lega parla di secessione quando guarda a sinistra»
ROMA - Ieri la presa di distanze di Silvio Berlusconi da Umberto Bossi dopo le dichiarazioni «separatiste» del senatùr. Oggi però la Padania insiste e in un editoriale di Luciano Dussin - deputato del Carroccio e componente della commissione Affari costituzionali - traccia la rotta. Italia, una «famiglia» da cui bisogna uscire, è il titolo del quotidiano leghista: I parassiti spendono più di quanto ingiustamente hanno, Piemonte, Emilia, Veneto e Lombardia lavorano, 13 (regioni, ndr) si fanno mantenere. La ricetta è semplice: «Convocare il Parlamento per chiedere il permesso di andarsene o di essere i gestori delle proprie ricchezze è tempo perso, l'autorizzazione non arriverà mai. Prima della secessione si potrebbe fare un ultimo tentativo: aprire un conto nelle quattro regioni che mantengono le altre e farsi versare le tasse dai propri contribuenti».
I quattro «fratelli» della Padania devono decidere, «andarsene o fallire». «bisogna andarsene», magari non prima dell'ultimo «tentativo», quelle che aprire un conto padano dove «versare le tasse dei propri contribuenti»: «Cittadini, associazioni di categoria, politici della Padania, vogliamo andarcene o no? Oppure continuiamo a fidarci dei partiti che dialogano con chi consuma i nostri stipendi alla ricerca dei loro voti...».
Borghezio: «Bossi? Era ora» - L'onorevole Mario Borghezio, dal suo «esilio volontario a Malta, in attesa che termini la sospensione dal partito», intervistato questa mattina a Radio Ies è intervenuto sulle dichiarazioni secessioniste del leader del Carroccio Umberto Bossi: «Colgo l'occasione per ringraziare i 1700 romani che mi hanno votato alle europee sulla fiducia leggendo il suo nome sulla lista elettorale. Le dichiarazioni di Bossi mi vedono concorde, semmai il mio commento è 'era ora', non che io dubiti della vocazione padanista di Bossi. Bossi - ha spiegato - è il simbolo del desiderio di libertà della Padania, poi come arrivarci si vedrà, io sono per una via veloce. Io sono per la secessione ieri mattina, in via pacifica ovviamente. A mio avviso ogni minuto perso è buttato via, e danneggia la Padania ed il mio paese».
«Credo - ha aggiunto - che quella di Bossi sia stato un atto dovuto. In una situazione come questa bisogna ammettere lealmente che l'uscita di Bossi sia stata di forte moralità politica, essere coerenti con cosa si pensa».
Donadi (Idv): «Grave l'editoriale della Padania, Bossi condivide?» - «La pernacchia, il dito medio alzato appartengono, grazie alla Lega, allo squallore di questa fase politica, al degrado culturale del Paese. L'editoriale della Padania sulla divisione dell'Italia va addirittura oltre, è ancora più grave. E la tiratina d'orecchie di Berlusconi non serve certo a fare chiarezza». Lo afferma il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi.
«E' inaccettabile che una forza che esercita la golden share sul governo lavori per affossare l'Italia proprio mentre il nostro Paese attraversa una fase drammatica, con pesanti costi economici e sociali. Non si capisce se questa assurda polemica sulla secessione sia solo l'ennesima pagliacciata estiva della Lega o un vero e proprio attentato alla Costituzione. Il legittimo sospetto che vogliano approfittare della crisi per affossare l'Italia c'è ed è un dubbio ancora non chiarito. Bossi deve dire chiaramente se condivide l'editoriale della Padania, se quella è la posizione della Lega. Se così fosse sarebbe inconciliabile con la presenza al governo», conclude.
Landolfi (Pdl): «La Lega parla di secessione quando guarda a sinistra» - «La Lega riprende a parlare di secessione ogni qualvolta si esercita nel ruolo di costola della sinistra. Lo fece all'epoca del primo governo Berlusconi, lo sta facendo adesso concimando lo stesso terreno di allora: le pensioni di anzianità». A sottolineare questo parallelo è stato l'onorevole del Pdl, Mario Landolfi.
IL parlamentare ha però voluto ricordare: «Un'altra analogia con la situazione di 17 anni fa: il ruolo di Roberto Maroni, oggi come allora il più interessato a mantenere la Lega nell'alveo della modifica costituzionale in senso federalista garantita dall'alleanza strategica nel centrodestra. Probabilmente non è casuale il suo silenzio sullo scontro in atto tra PdL e Lega sul tema pensioni. Se parlasse - ha rilevato - dovrebbe infatti ricordare ai suoi che fu proprio lui, da ministro del Lavoro, l'inventore dello «scalone», poi cancellato da Prodi, che innalzava l'età pensionabile. E Bossi - ha concluso - potrebbe non gradire».