23 aprile 2024
Aggiornato 20:00
L'Italia alla NATO: Proteggere i civili che fuggono via mare

Farnesina: «Il Cnt è l'unica legittima autorità di governo in Libia»

«L'Italia segue il processo di formazione del nuovo Governo Cnt». A Brega in corso scambi di artiglieria. Inchiesta Sec su Goldman Sachs per sospetta corruzione in Libia

ROMA - Il rappresentante italiano presso il Consiglio Nazionale di Transizione libico, Guido De Sanctis, è stato incaricato oggi dal Ministro degli Esteri Franco Frattini di rappresentare alle autorità del Cnt l'attenzione particolare con la quale l'Italia sta seguendo il delicato processo politico per la formazione di un nuovo esecutivo.
Come si legge in una nota della Farnesina il governo italiano, cosi come un gran numero di partners internazionali, riconosce il Cnt come unica legittima autorità di governo in Libia.
De Sanctis ha anche espresso ai suoi interlocutori la fiducia del governo italiano che il Cnt saprà trovare in tempi rapidi una soluzione all'impasse attuale in questa fase cruciale del conflitto durante la quale la comunità internazionale deve poter contare su interlocutori assolutamente nel pieno delle loro funzioni per il consolidamento di una Libia unita e democratica che risponda alle legittime aspirazioni del suo popolo.

L'Italia alla NATO: Proteggere i civili che fuggono via mare - In seguito alle istruzioni del Ministro degli Esteri Franco Frattini al Rappresentante Permanente presso la Nato, Sessa, l'Italia ha posto il problema ai partner e alle autorità della Nato circa la responsabilità dell'Alleanza di proteggere e porre in salvo anche coloro che si imbarcano su mezzi navali - spesso in condizioni precarie e rischio della propria vita - per sfuggire a operazioni belliche.
Come si legge in una nota della Farnesina, nel corso dell'odierna riunione del Consiglio Atlantico, l'Italia ha sottolineato che la protezione dei civili rimane l'obiettivo fondamentale delle Risoluzioni 1970 e 1973 delle Nazioni Unite.
Le autorità militari dell'Alleanza hanno fornito assicurazioni sull' impegno delle forze navali sotto comando Nato di pieno rispetto, in caso di richiesta, degli obblighi derivanti dal diritto internazionale e nazionale di soccorso ad imbarcazioni in difficoltà con civili a bordo.

Gli insorti consegnano file segreti sul regime Gheddafi alla Gran Bretagna - Tutti i documenti riservati custoditi nell'ambasciata libica a Londra e relativi alle transazioni commerciali fra Tripoli e aziende o individui britannici saranno consegnati alla autorità del Regno Unito: è quanto pubblica il quotidiano britannico The Daily Telegraph, citando fonti della ribellione libica.
I rappresentanti del Consiglio Nazionale di Transizione ribelle hanno infatti preso ieri ufficialmente possesso dell'Ambasciata dopo l'espulsione del personale diplomatico del regime di Muammar Gheddafi decisa da Londra, che il mese scorso ha riconosciuto ufficialmente il Cnt come unico rappresentante legittimo del popolo libico.
Secondo fonti del Cnt - che hanno definito l'Ambasciata «un centro spionistico» - i documenti dovrebbero gettare luce su alcune delle operazioni di intelligence condotte dal regime di Tripoli negli utlimi trent'anni.

A Brega in corso scambi di artiglieria - Scambi di artiglieria sono in corso sulla linea del fronte presso la località costiera libica di Brega, 240 chilometri a est di Bengasi: lo hanno reso noto testimonianze locali.
Colpi di cannone e razzi si sono abbattuti sulle posizioni ribelli e governative ai due lati della linea del fronte, posta nei pressi del quartiere residenziale della città, importante terminal petrolifero; al momento non si a alcuna notizia di vittime.

Inchiesta Sec su Goldman Sachs per sospetta corruzione in Libia - Goldman Sachs è sotto inchiesta da parte della Sec, l'autorità di borsa Usa, che sospetta la banca d'affari di aver violato le leggi che vietano di corrompere funzionari stranieri. Goldman stessa ha reso noto che al centro dell'indagine c'è un affare andato male, che aveva visto il fondo sovrano di Tripoli, la Libyan Investment Authority, investire miliardi di dollari con la banca nel 2008. L'investimento era però finito con una perdita di 1 miliardo per i libici, e Goldman aveva accettato di pagare 50 milioni di dollari a titolo di parziale compensazione. I 50 milioni sarebbero dovuti finire dal fondo sovrano alle casse di una società terza, gestita dal genero del presidente dell'azienda petrolifera statale libica. Il pagamento da parte di Goldman non è in realtà mai avvenuto, ma la legge Usa vieta non solo il pagamento ma anche l'offerta di pagare funzionari governativi stranieri, compresi i dipendenti di aziende statali o fondi sovrani. Di qui l'apertura dell'inchiesta da parte dell'autorità di mercato, che il Wall Street Journal aveva anticipato a giugno. Oggi Goldman ha confermato ufficialmente che l'indagine è in corso.