3 maggio 2024
Aggiornato 15:00
Nel Pdl riparte la guerra

Berlusconi pronto alla sua «mossa» prima dell'estate

Il Premier congelerà le dimissioni di Bondi, ma pensa di anticipare la stagione dei congressi

ROMA - Su una cosa sono tutti d'accordo: bisogna curare il Pdl 'malato'. Lo pensano tutte le varie anime del partito e lo pensa soprattutto lui, Silvio Berlusconi. E come potrebbe essere altrimenti, dopo la sconfitta di Milano e la batosta di Napoli che nessuno nel centrodestra si aspettava così sonora. D'altra parte se dalla Romania il presidente del Consiglio assicura che il governo non avrà conseguenze e che l'asse con Bossi tiene, qualcuno dovrà pur pagare per quella che Maroni definisce la «sberla» subita ai ballottaggi, condita anche dalla sconfitta a Cagliari e Trieste.

Pdl capro espiatorio, certo, perché la mazzata non appaia come una sconfitta personale. Ma non solo. Il premier aveva chiesto alle varie correnti di congelare il mal sopito malessere fino alle amministrative e aveva promesso che dopo ci avrebbe pensato lui a sollevare le sorti del partito. Che la sua creatura sia cresciuta diversamente da come avrebbe voluto, Berlusconi lo ha detto in più di un'occasione. Arrivando anche a ipotizzare un cambio di nome perchè quell'acronimo «non prende». E a questo punto il Cavaliere, riferisce chi ha avuto modo di parlarci, è pronto a fare la sua 'mossa' prima dell'estate, magari anticipando la stagione congressuale. Un passaggio di questo tipo d'altra parte, è l'unico che potrebbe consentire di 'ritoccare' la struttura, nata sulla base di quel 70-30 della divisione tra ex Fi e ex An che più volte, dopo la scissione di Fli, è stata messa in discussione. Ivi compresa la struttura dei tre coordinatori.

Per oggi alle 20 è convocato un ufficio di presidenza che servirà ufficialmente a fare l'analisi del voto e, come da copione, a rilanciare l'azione di governo attraverso l'impegno a realizzare nei prossimi due anni quelle riforme promesse, e mai attuate, ormai dal 1994: fisco, giustizia, architettura istituzionale.

Berlusconi sa che la guerra nel partito è bella che cominciata, per questo tenterà di giocare d'anticipo. Inevitabile che sul banco degli imputati finisca anche il triumvirato. Oggi Sandro Bondi ha dato la stura alla possibile 'rivoluzione' rimettendo il suo mandato nelle mani del Cavaliere e invitandolo a gestire senza condizionamenti il futuro del partito. E' altamente probabile, viene riferito, che il premier rifiuterà le dimissioni dell'ex ministro della Cultura. Almeno per il momento lascerà che continui a (non) fare il coordinatore accanto a Denis Verdini e Ignazio La Russa.

Sono in molti nel Pdl, a dare al duo Denis-Ignazio la colpa di questa sconfitta. Più o meno esplicitamente si invita Berlusconi, come fa per esempio Micaela Biancofiore, a «fare da sè» e a rilanciare Paese e Pdl.

Intanto si moltiplicano le prese di posizione e i suggerimenti. Come quello avanzato dal ministro degli Esteri ed esponente di 'Liberamente', Franco Frattini, di dare vita a quello che chiama un «organismo intermedio rappresentativo» di tutte le anime o, ancora di più, a quelle primarie che possono rappresentare un un «vero meccanismo trasparente» di scelta della classe dirigente. Una proposta che è già stata sponsorizzata da un'altra 'anima' forte del partito, ossia quella che fa capo a Roberto Formigoni.
E su questa posizione si potrebbe ritrovare anche l'ex ministro Claudio Scajola, che negli ultimi tempi ha avuto molti contatti con 'Liberamente' e che di sicuro è animato dalla volontà di chiudere la stagione del triumvirato. Ma in questo gioco di 'strategie' interne, in vista della stagione congressuale, si stanno muovendo anche gli ex An dove gli ex colonnelli, Altero Matteoli e Gianni Alemanno in primis, si stanno muovendo per 'limitare' i confini del regno di Ignazio La Russa.