29 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Ufficio di Presidenza del PDL

Berlusconi: La scelta dei candidati ha pesato

Bonaiuti smentisce, mentre traballa la tregua con Lega sui Ministeri al Nord

ROMA - E' vero che «abbiamo caricato di significato politico il primo turno delle elezioni» ma è altresì vero che «molto del risultato è dipeso dalle persone scelte come candidati sindaci». Diversi esponenti del Pdl riuniti oggi in conclave dal premier Silvio Berlusconi per fare il punto a 4 giorni dai ballottaggi, all'indomani dell'incontro con Umberto Bossi e alla vigilia della sua partenza da Roma fino a dopo i risultati delle elezioni - prima per il G8 in Francia e poi per la Romania - hanno riferito del neanche troppo velato sfogo del Cavaliere contro i candidati del centrodestra nelle grandi città chiamate al ballottaggio. Anche se il sottosegretario alla presidenza Paolo Bonaiuti si è affrettato a smentire poco dopo: «Io ero dentro e questa cosa non l'ha detta», ha assicurato.
Come, con molta probabilità, è attesa dallo stesso premier una smentita o quanto meno una correzione di rotta sulla signora sindaco di Milano e l'ex presidente degli industriali di Napoli, descritti 'sorpresi' - per non dire 'infuriati' - da quella che per molti è suonata come una sconfessione di candidati a rischio sconfitta da parte dello stesso leader del centrodestra, al primo turno condottiero quasi fino a fare ombra alla loro stessa campagna.

RIFORMA FISCALE - In ogni caso, «sarebbe una pazzia consegnare Milano alla sinistra più estrema», si sarebbe ancora lamentato il premier ripetendo come un mantra che quale che sia l'esito dei ballottaggi «la tenuta del governo non sarà in discussione», posto che «ora è il momento di fare le riforme, che finalmente con la nuova maggioranza possiamo condurre in porto». Con rilancio in particolare di quella «riforma fiscale per porre fine a ganasce e vessazioni» sulla quale il ministro Giulio Tremonti però non si esprime, assente al vertice di ieri fra Berlusconi e Bossi.

LA TREGUA CON LA LEGA - Un vertice che per almeno mezza giornata ha fatto parlare di tregua fino ai ballottaggi fra Carroccio e partito del Pdl. A partire dallo scontro sullo spostamento al Nord dei ministeri che la Lega pretende ma contro il quale sono scesi in campo Polverini, Alemanno e gran parte del Pdl. Il sindaco di Roma, dopo la mozione fatta approvare ieri in Campidoglio contro lo spostamento dei ministeri, oggi è tornato ad alzare il tiro chiedendo addirittura un voto del Parlamento contro il trasloco dalla Capitale di sedi del Governo. «Evidentemente Alemanno - gli ha replicato da Milano per la Lega Matteo Salvini - ha tempo da perdere. La proposta c'è e resta sul tavolo. Non rispondiamo, solo perchè fino ai ballottaggi la Lega si è impegnata a evitare altre polemiche e parlare solo delle cose concrete per le città. Su tutto il resto da lunedì vedremo...».

ALEMANNO: NESSUNO SPOSTAMENTO - Il presidente Berlusconi - ha però assicurato Alemanno al termine del vertice del Pdl - ci ha ribadito che in vista non c'è alcun spostamento dei ministeri e per ora per noi la questione è chiusa così». E lo stesso cavaliere, hanno riferito partecipanti al vertice a palazzo Grazioli, «ha escluso espressamente un vero e proprio trasferimento di sedi», spiegando che potrà trattarsi semmai di «apertura di uffici di rappresentanza dei ministeri in altre città».