28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
Il Senatùr: «Il premier ci ha dato la sua parola»

Tra Pdl e Lega è scontro sui Ministeri al Nord

Berlusconi: «Sposteremo dipartimenti». Alemanno: «Salta tutto». Opposizione: «Sono alle comiche»

ROMA - Maggioranza nel caos dopo la proposta avanzata dalla Lega e sostenuta dal leader del Carroccio Umberto Bossi di trasferire alcuni ministeri al Nord. Le dichiarazioni rilasciate ieri dal premier Silvio Berlusconi sembravano rappresentare un via libera all'operazione «trasloco», ma i capigruppo del Pdl di Camera e Senato sono intervenuti oggi per stoppare la proposta leghista. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha avvertito che l'ipotesi è impraticabile, altrimenti «salta ogni intesa» e alla fine è toccato di nuovo al premier cercare di mediare: «Arriveranno probabilmente dei dipartimenti, ci sono già a Milano dei dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico».

Ma le parole di Berlusconi arrivano al termine di una giornata difficile. Prima, erano stati i capigruppo parlamentari del Pdl, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, a lanciare un avvertimento, in una nota congiunta: «Il rapporto fra l'attività di governo e il territorio può essere affrontato in modo positivo con conferenze periodiche fatte a Milano e a Roma fra i ministri economici e delle Infrastrutture con i presidenti di Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo. In questo modo si possono evitare i complessi problemi istituzionali che il decentramento di alcuni ministeri può porre e invece affrontare positivamente quello del rapporto fra i ministeri stessi e le realtà territoriali».

Un invito a riflettere, dal momento che nel Pdl i malumori sono tanti. Fin dal mattino era partito un fuoco di fila di alcuni big del Popolo della libertà. Fra i primi a intervenire erano stati Roberto Formigoni e Renata Polverini, governatori di Lombardia e Lazio. Il primo sottolineando: «La mia Regione non è interessata ai posti di lavoro ministeriali». La seconda rincarando la dose: «E' assurdo spostare i ministeri, chiederemo un chiarimento a Berlusconi». Anche il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa aveva mostrato perplessità: «Non è importante dove stiano i ministeri, che stanno a Roma, ma quello che fanno a favore dei cittadini. E i ministeri italiani a favore di Milano credo facciano molto».

Ma la Lega non sembra intenzionata a fare passi indietro e, anzi, Umberto Bossi nel pomeriggio è arrivato a rispondere con una pernacchia alle perplessità di Formigoni. Quindi, il leader del Carroccio ha tagliato corto: «Calderoli firmerà, Berlusconi è d'accordo: i ministeri verranno a Milano». Versione confermata dal ministro della Semplificazione: «Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi - ha detto Calderoli - lui ci ha detto di sì, a me basta».

Sarcasmo in quantità dall'opposizione. «A qualche ora dal voto diranno ai milanesi che trasferiranno al nord anche il Colosseo», ha detto il Pd Francesco Boccia. «La verità - ha aggiunto il responsabile enti locali Pd Davide Zoggia è che oramai la maggioranza non esiste più, non regge neanche la prova delle solite invenzioni della Lega». Anche Pier Ferdinando Casini ha usato toni simili: «Alemanno, giustamente, le ha definite 'soltanto balle' e mi verrebbe da dire: 'per fortuna', se non fosse che l'Italia sta finendo nel ridicolo». E per Antonio Di Pietro il trasferimento dei ministeri sarebbe «un terremoto per molte famiglie», ma «l'idea di Berlusconi è stata accolta da un coro di fischi da tutte le parti, anche all'interno del suo partito e della sua maggioranza».

Peraltro, i rilanci di Bossi hanno irritato Alemanno e la Polverini che hanno chiesto un incontro urgente al premier. E il sindaco di Roma ha anche avvertito: «Si tratterebbe comunque di una violazione del mandato elettorale che rimette in discussione ogni equilibrio e ogni intesa. In altri termini avviso ai naviganti: Roma questa cosa non l'accetta».
Berlusconi ha provato a stemperare parlando di spostamento di alcuni dipartimenti: «Penso che non ci sia nessuna difficoltà a che alcuni ministeri possano venire a Napoli e in altre città anche del sud, che potranno essere in grado di lavorare conoscendo da vicino la situazione». Si vedrà se sarà sufficiente a riportare la calma nel centrodestra.