28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Lezione dal voto amministrativo

Frattini: Ora scossa al Pdl. Ma se Bossi lascia ha perso

«Berlusconi non è in discussione: l'unità conviene a tutti»

ROMA - Il Pdl deve comunque trarre una lezione dal voto amministrativo e accelerare la sua trasformazione «celebrando i suoi congressi in tempi rapidi e aprirsi al contributo di tutti» a partire da Claudio Scajola perchè non possiamo permetterci di lasciare fuori nessuno, tantomeno chi ha capacità di organizzazione comprovate». Ma il governo Berlusconi, la sua leadership e l'alleanza di centrosinistra nella sua composizione attuale di maggioranza non devono essere messe in discussione: non conviene a nessuno, a partire da Umberto Bossi. Perchè, ha avvertito il ministro Pdl degli Esteri Franco Frattini in una intervista al Corriere della sera, anche in caso di sconfitta a Milano nei ballottaggi di Letizia «staccare la spina, sarebbe una sconfitta di Bossi».

«C'è una risposta - ha affermato Frattini sul risultato del primo turno a Milano - che sicuramente sarebbe sbagliata: Pdl e Lega tutto possono fare oggi tranne che cercare capri espiatori e puntare il dito contro questo o quel sospettato. I nostri elettori vogliono vedere un centrodestra unito: unito nella moderazione dei toni come negli accenti garbati». E unito ancora dalla leadership e dalla premiership di Silvio Berlusconi che non va messa in discussione: «non credo si debba o si possa - ha detto - parlare di questo: è ancora Berlusconi che fa la sintesi della coalizione. Lo diciamo noi del Pdl, lo dicono i Responsabili, lo dice la Lega».

D'altra parte, a giudizio di Frattini, l'unità politica è la condizione per una vittoria a Milano su cui si dice ottimista, convinto che Berlusconi faccia bene a lasciare a Letizia Moratti campo e proscenio della campagna elettorale, a differenza del primo turno. Anche se, per il ministro, gli «errori» commessi nella prima fase non sono da attribuirsi al premier ma, semmai, ai manifesti di Lassini e alla gaffe in tv su Pisapia della Sindaco uscente. «Riuscire a trasformare Pisapia in un'icona del moderatismo e la Moratti in quella dell'estremismo - ha affermato - è stato un paradosso in cui siamo caduti come polli».