24 aprile 2024
Aggiornato 05:00
La richiesta del Presidente della Repubblica

Napolitano: La lotta politica non è guerra continua, serve rispetto

«C'è troppa lacerazione. Libertà, unità, giustizia valori comuni»

ROMA - Serve «rispetto reciproco tra le parti che fanno politica e che competono per conquistare la maggioranza alle elezioni» perché «la lotta politica non sia una guerra continua». All'indomani del nuovo attacco a testa bassa del Premier Silvio Berlusconi a opposizioni, magistratura ed altre istituzioni e a quarantotto ore dalla chiusura della campagna elettorale per il primo turno delle elezioni amministrative, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto senza mezzi termini alla classe politica di cambiare passo.

Rispondendo alle domande degli studenti riuniti oggi al Quirinale per celebrare insieme i 150 anni di unità nazionale, Napolitano ha sottolineato la necessità di Paese «meno diviso e meno lacerato» dove «la lotta politica non sia una guerra continua». E, a una domanda su come il Presidente immagina l'Italia del 2061, «è un po difficile immaginare il Paese tra 50 anni - ha detto il presidente ai ragazzi- perchè dipende da voi: lo costruirete, dipenderà da voi. Di certo - ha posto l'accento- mi auguro un'Italia più serena, più sicura di sé, più consapevole delle sue grandi tradizioni».
Per questo Napolitano ha sottolineato l'importanza della passione e dell'impegno civile da parte delle nuove generazioni.

«Guai - ha detto il presidente - se non vi interessate del vostro Paese, delle sorti dell'Italia e del popolo come fecero i giovani del Risorgimento». E ancora: «Fatevi guidare da grandi ideali e valori che sono fondamentali per il futuro della nostra Italia» a partire dagli «ideali di libertà, unità e giustizia». Perchè «se non ci si impegna a realizzare obiettivi non solo personali ma comuni a tutti- ha ammonito il Capo dello Stato- non si può essere felici».
E, sotto il profilo dell'unità nazionale, Napolitano si è detto confortato dalla convinzione che questo ideale si sia «rafforzato» in tutto il Paese grazie alle celebrazioni per i 150 anni «Ho visto partecipare a queste iniziative tante persone diverse, di tutte le parti del Paese e di tutte le idee. Abbiamo rafforzato la nostra unità al di sopra di tante divisioni e tensioni che purtroppo affliggono il nostro Paese» perchè l'unità, ha concluso il presidente, è stata festeggiata «non solo da gruppi di studiosi ma da tutti» e «se fossero mancati i giovani avremmo fallito».