Mancino: Altro che papelli, l'ho combattuta, ora si vendica
«Le dichiarazioni di Brusca confuse inficiano contenuto confidenze Riina»
ROMA - Le dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca nel processo per le stragi del 1993 sono «una vendetta contro chi ha combattuto la mafia». Lo sostiene in una nota Nicola Mancino, allora ministro dell'Interno: «Brusca, a Firenze - spiega - continua a riferire su di me quanto avrebbe appreso da Riina, il quale continua a non parlare. Rilevo che una prima volta Brusca riferisce accuse apprese da Riina alla vigilia di Natale del 1992, mentre oggi parla di una data fra l'uccisione del giudice Falcone e la strage di via D'Amelio (quindi diversi mesi prima). Una confusione che inficia il contenuto delle confidenze di Riina».
«In ogni caso - sottolinea Mancino - se Riina ha fatto io mio nome è perchè da ministro dell'Interno ho sempre sollecitato il suo arresto, e l'ho ottenuto. E' una vendetta contro chi ha combattuto la mafia con leggi che hanno consentito di concludere il maxiprocesso e di perfezionare e rendere più severa la legislazione di contrasto alla criminalità organizzata. Durante il mio incarico al Viminale lo Stato ha combattuto con decisione la mafia ottenendo notevoli risultati. Altro che trattative o ricevere papelli!».
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