28 marzo 2024
Aggiornato 19:00
Milleproroghe

Napolitano promulga: Ora il testo è ok, poi i correttivi

«Il Presidente Napolitano ha altresì preso atto dell'impegno messo nero su bianco a dl inemendabili solo per vere emergenze»

ROMA - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha promulgato la legge di conversione del decreto milleproroghe, a meno di un'ora dal via libera definitivo ottenuto dal Senato, nella versione modificata a Montecitorio a seguito delle segnalazioni venute dallo stesso Capo dello Stato.
Ragione per cui Napolitano ha ritenuto opportuno rendere nota l'avvenuta promulgazione della legge, accompagnandola con una spiegazione che dà atto a Governo e Parlamento delle modifiche intervenuta, rinvia a successivi «correttivi» necessari rispetto ad alcune disposizioni, mette nero su bianco «l'impegno preso dai gruppi parlamentari alla sostanziale inemendabilità futura dei decreti leggi» , con conseguente ripristino del ricorso alla decretazione d'urgenza da parte del Governo come strumento straordinario di legislazione.

«Si è preso atto - ha spiegato il Quirinale, rendendo nota la firma di Napolitano sulla nuova legge e la conseguente autorizzazione alla sua entrata in vigore una volta pubblicata in gazzetta Ufficiale- che Governo e Parlamento hanno provveduto ad espungere dal testo molte delle aggiunte sulle quali erano stati formulati rilievi da parte del Capo dello Stato». Anche se «restano disposizioni in ordine alle quali potranno essere successivamente adottati gli opportuni correttivi, alcuni dei quali sono del resto indicati in appositi ordini del giorno approvati dalle Camere o accolti dal Governo».

Il Presidente Napolitano, «ha altresì preso atto - ha evidenziato la Presidenza della Repubblica nella motivazione della firma del Capo dello Stato - dell'impegno assunto dal Governo e dai Presidenti dei gruppi parlamentari di attenersi d'ora in avanti al criterio di una sostanziale inemendabilità dei decreti-legge. Si tratta di una affermazione di grande rilevanza istituzionale che vale - insieme alla sentenza n. 360 del 1996 con la quale la Corte costituzionale pose fine alla reiterazione dei decreti-legge non convertiti nei termini tassativamente previsti - a ricondurre la decretazione d'urgenza nell'ambito proprio di una fonte normativa straordinaria ed eccezionale, nel rispetto dell'equilibrio tra i poteri e delle competenze del Parlamento, organo titolare in via ordinaria della funzione legislativa, da esercitare nei modi e nei tempi stabiliti dalla Costituzione e dai regolamenti parlamentari».