25 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Mozioni PD-Terzo Polo

Sfiducia a Bondi, si profila il rinvio

Quel giorno, infatti, il Consiglio d'Europa voterà le mozioni contro le persecuzioni dei cristiani. Domani decide la capigruppo su richiesta dell'UdC

ROMA - Inizia in aula alla Camera la discussione generale sulle mozioni di sfiducia al ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, presentate da Pd e Terzo polo. Ma il voto potrebbe essere rinviato rispetto alla data inizialmente prevista di giovedì. Quel giorno, infatti, il Consiglio d'Europa voterà le mozioni contro le persecuzioni dei cristiani, voto al quale parteciperanno anche alcuni deputati italiani, anche della maggioranza. Ed è per questo che domani la conferenza dei capigruppo potrebbe decidere per il rinvio, su richiesta dell'Udc.

La mozione di sfiducia a Bondi è contro le politiche del governo sulla cultura, ha spiegato l'Udc Enzo Carra: «Il modo migliore di custodire il patrimonio italiano non è quello attuato dal suo ministero», ha detto rivolgendosi al ministro, e ha aggiunto: «Abbiamo atteso le sue dimissioni e non le abbiamo avute, non prenda questa iniziativa come un insulto alla sua persona». «Siamo arrivati all'anticamera della decadenza culturale e civile. Solo il ministro Bondi sembra non accorgersene», ha fatto eco il centrista Renzo Lusetti, ricordando che il Terzo polo ha avanzato «cinque proposte per il rilancio e la conservazione del nostro patrimonio, a quanto pare nessuna di queste è stata presa in considerazione». «Noi vogliamo sfiduciarla non per quello che ha fatto, ma per ciò che non ha fatto - ha concluso Lusetti - perché un paese che non investe nella memoria storica è un paese che non crede nelle nuove generazioni».

Anche Giovanna Melandri, presentando la mozione contro Bondi presentata dal Pd, ha spiegato che l'opposizione chiede le dimissioni «non di un uomo ma di una politica».

«Idv sosterrà le due mozioni che sono state presentate per chiedere le dimissioni del ministro dei mali culturali Sandro Bondi», ha spiegato il dipietrista Antonio Borghesi, sottolineando che «l'operato del ministro è stato a dir poco disastroso. Non solo per la responsabilità che gli si è attribuita per i ripetuti crolli del sito archeologico di Pompei, ma anche per l'uso familistico che Bondi ha fatto del suo ministero (distribuendo soldi a sindaci amici e parenti). Per non parlare, poi, della sciagurata gestione dei fondi alla cultura, che ha portato, tra l'altro, al dimezzamento del fondo unico per lo spettacolo con il rischio di far chiudere molti enti lirici italiani».