29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
«Berlusconi si dimetta»

Veltroni al Lingotto-due tenta il rilancio del Pd

L'ex segretario soddisfatto: «E' stata una giornata importante». Torna la «vocazione maggioritaria» ma Bersani corregge: do io la direzione

TORINO - Lo scandalo Ruby e il possibile precipitare della crisi del governo Berlusconi ricompattano il Pd e nel giorno della manifestazione di Movimento democratico al Lingotto di Torino Walter Veltroni e Pier Luigi Bersani usano gli stessi toni per attaccare e condannare il comportamento del presidente del Consiglio. Entrambi lo esortano a dimettersi e ad andare dai giudici a chiarire la sua posizione nell'inchiesta che lo vede indagato per reati «gravissimi» come lo sfruttamento della prostituzione. Il segretario e il leader della minoranza sono concordi anche nel rilanciare la linea del partito: governo di emergenza nazionale se possibile, altrimenti meglio il voto.

«Un nuovo governo, non un ribaltone, che comprenda tutte le forze parlamentari, con un premier che sappia garantire un clima istituzionale nuovo -, spiega l'ex segretario, ma se questa soluzione non è praticabile e la prospettiva è «la livida prosecuzione di un governo al tempo stesso inesistente e pericoloso, con un ulteriore imbarbarimento della situazione nazionale. In questo caso, credo che le opposizioni, unite, dovrebbero chiedere le elezioni». Bersani è invece ancora più perentorio: «La situazione è drammatica, insostenibile. Berlusconi lasci, si dimetta. Qualsiasi soluzione è meglio di questo, elezioni comprese, noi siamo pronti e in quel caso le vinciamo». Fin qui, dunque, le posizioni di maggioranza e minoranza sembrano coincidere, come sottolineano molti degli oratori che prendono la parola, tra i quali Renato Soru e Sergio Chiamparino. Tutti soddisfatti perciò, a partire da Veltroni, per la riuscita del suo ritorno al Lingotto, il luogo-simbolo del Pd che con lui prese vita nel 2007: «Oggi abbiamo fatto un passo in avanti. Questo è l'obiettivo che ci proponevamo - dice - E' stata una giornata importante per il Pd, è la dimostrazione di come si può impostare una linea di forte innovazione e, nello stesso tempo, rafforzare le convergenze e l'unità».

Apprezza anche Dario Franceschini il «contributo utile sui contenuti». Mentre Enrico Letta, assente per partecipare a nome del Pd al funerale di Enrico Micheli, il sottosegretario dei governi Prodi che qui è stato ricordato con affetto sia da Veltroni che da Bersani, invia in sua rappresentanza Francesco Boccia e poi in un messaggio dai toni quasi entusiastici dice: «L'appuntamento del Lingotto di oggi è un momento cruciale della vita del Pd - scrive il vicesegretario -. Il partito più è ricco nella discussione sul progetto, più deve essere unito nell'azione politica per dare finalmente una svolta al paese stremato dal berlusconismo». Il fioroniano Gero Grassi la vede così: «Modem ha una funzione non di alternativa ma sostitutiva, e questa manifestazione lo ha dimostrato. La presenza di Franceschini e Bersani poi, dimostra che il dibattito nel partito non è esaustivo e che qui abbiamo avanzato proposte e contenuti che servivano anche in vista dell'assemblea nazionale di Napoli».

Lo spirito unitario prevale sul fronte esterno mentre su quello interno pare che le posizioni di Bersani e Veltroni restino quelle di partenza. L'ex sindaco ha rilanciato la necessità della vocazione maggioritaria senza la quale «il Partito democratico non sarebbe se stesso» e che è necessaria anche per fare le alleanze: «Se saremo questo allora anche le alleanze verranno - ha assicurato -. Verranno da sè. Sarà la forza delle nostre proposte, del nostro programma, ad attrarre chi diventerà nostro alleato. Non saremo noi a rincorrere chi magari, poi, alla fine, ci direbbe no». Sulla stessa linea Beppe Fioroni concludendo ha chiesto al Pd di «pensare al governo del paese più che al governo del partito». Mentre a Paolo Gentiloni è toccato ricordare ai dirigenti che non bisogna «avere paura delle primarie perchè non state una folle invenzione di Parisi».

Quando è toccato a lui salire sul palco l'attuale segretario ha messo i puntini sulle «i»: «Non ho mai avuto dubbi sull'esigenza di un autonomo profilo del Pd - ha chiarito a proposito della vocazione maggioritaria - , ma dentro un meccanismo gravitazionale, un partito che ha un progetto ed è attrattivo in diverse direzioni. In questo ragionamento ci metto la mia sfumatura, a cui sono appassionato: vorrei che fossimo percepiti come una forza che ha una visione nazionale, aperta, responsabile e generosa, verso tutti quelli che possono contribuire al cambiamento».

Veltroni non è stato tenero nemmeno sull'analisi del consenso: «Dobbiamo dirci la verità, oggi gli italiani non ancora che da noi, dal nostro partito, dal Partito democratico, e in più in generale dal centrosinistra, possa giungere la risposta ai loro problemi, ai problemi del paese» soprattutto perché «al calo verticale di fiducia nei confronti di Berlusconi, del suo governo e del suo partito, non fa riscontro la crescita di fiducia e di consenso per il Pd, che anzi scende nei sondaggi» e a suo avviso «solo un Pd che sappia proporre agli italiani una visione di futuro, un progetto coraggioso di cambiamento e una proposta di governo autorevole, credibile e affidabile per realizzarlo, può tornare a crescere, a riconquistare le menti e i cuori degli italiani».

Bersani preferisce enfatizzare gli aspetti positivi, gli sono piaciuti infatti i passaggi del discorso del leader della minoranza quando ha detto che «il ritorno all'Unione sarebbe un suicidio», che occorre «evitare le divisioni del '94» come pure la necessità di un coordinamento delle opposizioni e infatti quando sale sul palco dice: «Nel bel discorso di Veltroni non vedo lontananze politiche e programmatiche, vedo la possibilità di una sintesi e vedo un partito pronto alla battaglia», salvo poi ricordare i rispettivi ruoli: «Avrò un dialogo amichevole con tutti perchè so che il mio compito - in quanto segretario - è garantire dignità politica ad ogni posizione nel partito e poi costruire una direzione di marcia univoca. E' il mio compito, è faticoso e bello».