2 maggio 2024
Aggiornato 07:30
«Con Pd e Idv siamo 317»

Terzo polo compatto su sfiducia a Governo

Il Premier si dimetta e apra una fase nuova. Fini: «Non è salto nel buio». La Russa: «Non lo farà mai»

ROMA - Il Terzo Polo scioglie la riserva e annuncia una mozione di sfiducia al governo. Ma prima ancora che venga discussa alle Camere insieme a quelle di Idv e Pd, l'auspicio di Fli, Udc, Mpa, Api e LibDem è che Silvio Berlusconi rassegni spontaneamente le sue dimissioni per aprire una «fase nuova». Prospettiva esclusa recisamente da Ignazio La Russa: «Non lo farà mai».

SIAMO IN 317 - Mentre il Premier è in Kazakhstan, dove deve affrontare anche le nuove rivelazioni di Wikileaks, i 'terzisti' si riuniscono nello studio del presidente della Camera: al tavolo di Fini siedono Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, poi si aggiungono il Liberaldemocratico Italo Tanoni, il leader dell'Mpa Raffaele Lombardo e il repubblicano Giorgio La Malfa. E' lì che si decide di accelerare, presentare una mozione di sfiducia comune, che secondo i primi calcoli potrà contare sulla sottoscrizione di oltre 80 deputati, forse anche 85. La somma con i deputati di Pd e Idv la fa il capogruppo di Fli Italo Bocchino: «Siamo in 317». Ovvero, più della maggioranza assoluta di Montecitorio, tanto che Fini, nella riunione con i suoi, commenta: «La fiducia alla Camera non c'è».
Da qui l'invito al Premier, in una nota firmata dai deputati di Udc, Fli, Api, Mpa, Liberaldemocratici, La Malfa e Guzzanti del Gruppo misto, «a dimettersi per facilitare l'apertura di una fase nuova ed evitare l'ulteriore logoramento politico e istituzionale e inutili manovre di palazzo». L'obiettivo, «alla luce della comprovata inadeguatezza dell'attuale esecutivo», è quello di assicurare al Paese un governo solido e sicuro in grado di affrontare la seria crisi economico-sociale e di evitare un inutile e dannoso ricorso alle urne».

FINI - Un concetto che Fini avrebbe spiegato con chiarezza nella riunione con i parlamentari di Fli: «La mozione sarà responsabile, centrata sull'assoluta necessità per l'Italia di non fare un salto nel buio», avrebbe detto. Ancora più chiaramente: «Ragionevolmente escludo» il ritorno alle urne, «anche per la crisi economica», aggiunto Fini. Ma anche se si andasse a votare, avrebbe avvertito, «abbiamo qualche motivo in più per fare capire a Berlusconi che lui le elezioni non le vince». Ovvero, l'unità del terzo polo.