19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Le rivelazioni di Wikileaks

Cablogramma USA: l'ENI ha un immenso potere politico

«Berlusconi ascolta Scaroni almeno quanto Frattini. I suoi dirigenti hanno più contatti a Mosca di ambasciata Italia»

ROMA - L'Eni in Italia gode di «un immenso potere politico». Così comincia la descrizione dell'ambasciata americana di Roma del colosso dell'energia italiano in uno dei dispacci diplomatici pubblicato da Wikileaks in cui traspare una certa preoccupazione da parte di Washington per i rapporti privilegiati fra Roma e Mosca.
Nel cablo si sottolinea che Roma «nel tentativo di assicurarsi gli approvvigionamenti energetici sul lungo periodo sostiene l'Eni a spada tratta nei suoi intenti di creare una partnership speciale con la Russia e Gazprom». E non è un caso che, riferisce l'autore che cita la stampa italiana, «il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi accordi all'amministratore delegato Pietro Scaroni almeno lo stesso credito di quello cha accorda al suo ministro degli Esteri».
Il diplomatico descrive quindi le potenti operazioni di lobbying del gruppo. Citando fonti del Pd scrive che l'Eni al suo interno ha «un advisor» fisso inviato dalla Farnesina e che è il principale finanziatore «delle molte think thank italiane che fanno a gara a organizzare conferenze ed eventi che battono sull'importanza dei rapporti fra Italia e Russia».

Il dispaccio, citando ancora fonti del Pd, nota che i dipendenti dell'Eni in Russia hanno più contatti con i russi che contano dell'Ambasciata di Italia a Mosca.
In ultimo nel cablo, che risale al gennaio 2009, si sottolinea con disappunto come l'Eni abbia «la stessa visione della situazione energetica europea di Gazprom e del Cremlino» che esprime «con la stessa retorica di doppia verità di sovietica memoria». Per il gigante italiano, avverte l'ambasciata, «la vera minaccia alla sicurezza energetica per il vecchio continente non è rappresentata dalla Russia ma dall'Ucraina e per questo ritiene necessario un collegamento diretto ai giacimenti russi che consenta di aggirare quelli di Kiev: la ragione per la quale gli italiani intendono partecipare in prima linea alla realizzazione dei gasdotti South Stream e North Stream».