20 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Rabbia Pdl su Gheddafi

Lupi e Mauro: non siamo un palcoscenico per appelli all'Islam

«Le parole pronunciate da Gheddafi davanti alle 500 adepte non possono lasciarci indifferenti»

ROMA - Rabbia in seno al Pdl sul Gheddafi-show: con un articolo congiunto, una Lettera al Direttore pubblicata oggi su la Stampa, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e il capogruppo del Pdl all'Europarlamento Mario Mauro protestano in particolare per la propaganda dell'islam fatta dal leader libico di fronte alle 500 ragazze convocate domenica nella residenza dell'ambasciatore di Tripoli. «Acta est fabula» esordiscono i due esponenti del pdl, «dopo due giorni di Gheddafi show verrebbe voglia di gridare ai quattro venti il celebre motto dell'imperatore Cesare Augusto: Signori e signore, lo spettacolo è finito». Il titolo della lettera al direttore è eloquente: «Basta offrire il palcoscenico al dittatore».

Scrivono i due esponenti della maggioranza: forse la tenda, lo spettacolo beduino, le hostess a pagamento offuscano la vista «ma le parole pronunciate da Gheddafi davanti alle 500 adepte non possono lasciarci indifferenti. Quel richiamo alla necessità che l'islam diventi la religione dell'Europa ha una portata dirompente».
E aggiungono, «Per questo ci permettiamo di sollevare una questione: è ancora opportuno offrire il nostro paese come palcoscenico per gli spettacoli del Rais? Certo è fondamentale per noi sviluppare relazioni diplomatiche privilegiate con la Libia, ma come mai scene e appelli come quello di domenica non si vedono mai in Germania o nel resto d'Europa?» E ancora, «Le frasi di Gheddafi sono un pericolo proprio per il fatto che non ne avvertiamo la gravità». I due concludono dopo una disamina della condizione dell'Europa cristiana, «Per questo è incredibile un'Europa che non si apra alla dimensione pubblica della religione. Perché proprio un'Europa che cerca di confinare nel privato la rilevanza sociale del cristianesimo diventa fragile rispetto a esibizioni come quelle di Gheddafi».

Meloni: «L'Italia o è cristiana o semplicemente non è» -  - Un «certo fastidio» per il fatto che Muammar Gheddafi «si rivolga alle ragazze italiane e non a tutti, come sarebbe normale». Poi «una divertita curiosità per la stravaganza dei suoi atteggiamenti, ogni qualvolta viene a trovarci». Infine «c'è il rispetto dovuto nei confronti del presidente di una nazione grande e nobile con cui è importante avere i migliori rapporti possibili». Così il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, commenta in un'intervista al quotidiano La Stampa in edicola oggi la visita del leader libico Muammar Gheddafi in Italia.
E sottolinea l'importanza delle relazioni tra Italia e Libia «per la nostra storia comune, per gli scambi commerciali, per la questione immigratoria, per quella dei beni confiscati agli italiani, per la distensione delle tensioni interreligiose». E proprio a queste ragioni, afferma Meloni, «è dovuta «una certa tolleranza da parte delle istituzioni italiane nei confronti di alcuni atteggiamenti del leader libico. Se ne rende perfettamente conto anche il Vaticano».
E Meloni conclude: «Tutto ciò che siamo, il nostro punto di vista sulla vita e sul mondo è qualcosa che si riferisce alle radici cristiane della nostra civiltà. Non solo l'Europa, anche l'Italia o è cristiana o semplicemente non è».