29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Editoraile

Larghe intese: Casini resta solo

Anche Rutelli si tira indietro. E Vendola critica Bersani: «Ambiguo». Granata (PdL): «Potrebbero essere una soluzione»

ROMA - Pier Ferdinando Casini resta convinto che l’Italia abbia bisogno di una governo di transizione che coinvolga anche le opposizioni, ma deve ammettere che l’obiettivo è ancora ben lontano anche a causa delle divisioni che si registrano in chi potenzialmente potrebbe condividere la sua proposta.
«Se avessi detto – ha spiegato - che a guidare il governo di larghe intese potrebbe essere Tremonti e non Berlusconi le risposte da parte di esponenti del Pd come Letta e Franceschini sarebbero state diverse e l'intervista di D'Alema conferma questo convincimento».

VENDOLA: BERSANI AMBIGUO - Che i vertici del Pd siano entrati in fibrillazione dopo l’uscita sulle larghe intese di Casini lo confermano le parole di Nichi Vendola che accusa Pier Luigi Bersani di essere stato ambiguo nella sua risposta sull’argomento tanto da lasciar pensare che voglia rimarcare una differenza di giudizio fra Tremonti e Berlusconi.
Per Vendola il centro sinistra sta inseguendo improbabili governi tecnici senza rendersi conto che fuori dalla nomenclatura c’è una gran voglia di cambiamento.
Un cambiamento del quale il governatore della Puglia intende mettersi a capo come leader del centro sinistra.
«A me interessa- ha detto- la costruzione dell'agenda. Abbiamo bisogno di non immaginare l'accordo con i vertici dei partiti del centrosinistra, con il Pd o con Di Pietro. Per varie ragioni io rappresento un simbolo, una speranza, penso che questo debba essere considerato un valore aggiunto per la sinistra. Dal partito democratico mi aspetto una discussione seria».

RUTELLI: NON CI SONO LE CONDIZIONI - A sorpresa anche il lader di Alleanza per l’Italia, Francesco Rutelli ha messo una pietra tombale sulle larghe intese invocate dall’Udc di Pier Ferdinando Casini.
Si sgretola così uno dei lati di un triangolo che da mesi molti commentatori ritengono di avere individuato nel trio Fini-Casini-Rutelli.
Per un Governo 'di transizione' o di 'responsabilità nazionale' «non ci sono le condizioni politiche», ha tagliato corto Francesco Rutelli. «E’ un dibattito estivo, che non porterà da nessuna parte» ha detto, aggiungendo che l’ipotesi è inoltre avanzata da una opposizione a suo giudizio «abbastanza sterile».
«Sono stato il primo a proporre un Governo del presidente – ha concluso Rutelli - ma dovrebbe essere Berlusconi a proporlo e non lo farà mai».

GRANATA (Pdl): POTREBBERO ESSERE UNA SOLUZIONE - A fare da sponda alle larghe intese di Casini, dopo il no di Bersani e la bocciatura, sebbene con motivazioni diverse di Rutelli e Vendola è restato il finiano Fabio Granata.
«Se il Pdl riparte con l'autorevolezza dei numeri e con un progetto condiviso il governo può andare avanti senza allargamenti», mentre se non riparte «le larghe intese, alla luce della crisi, potrebbe essere una soluzione», ha ribadito Granata.
Ma anche per l’esponente del Pdl vicino alle posizioni del presidente della Camera, non si potrebbe andare comunque contro la volontà popolare e quindi a guidare questo ipotetico governo dovrebbe essere in ogni caso,Silvio Berlusconi.

TREMONTI: CASINI INTERPRETA IL «NO» DEL MINISTRO - Il no alle larghe intese del ministro dell'Economia Giulio Tremonti è un modo di difendere la sua posizione di «dominus» del Governo, ha detto Casini a colloquio con Repubblica: «Non è Berlusconi che blinda, ma se stesso. Lo capirebbe anche un bambino», ha spiegato.
Secondo il leader centrista «a Tremonti lo status quo va benissimo, anzi è lui il vero fruitore: Berlusconi è alla guida ma al volante c'è il ministro dell'Economia».
Ma a un rientro in maggioranza l'Udc non ci sta e ha detto no al premier, non solo in occasione della famosa cena da Bruno Vespa: «Ci sono stati - rivela Casini - altri colloqui. Un atto di trasformismo non risolverebbe i problemi, casomai li aggraverebbe».