7 maggio 2024
Aggiornato 17:00
Casini: «Nessuna offerta»

Il Governo studia l'ipotesi Udc, ma la Lega dice no

No del Senatùr e Maroni ad allargamenti della maggioranza ai centristi. E Casini smentisce di avere ricevuto proposte da Berlusconi alla cena da Vespa

ROMA - Pierferdinando Casini ha negato, «Berlusconi non mi ha fatto alcuna offerta», ma la giornata politica ha ruotato attorno al presunto invito più o meno palese del presidente del Consiglio al leader dell'Udc per una partecipazione alla maggioranza. Fra gli altolà della Lega («o loro o noi«) e i distinguo di alcune voci del Pdl a cui l'arrivo dei centristi non dispiacerebbe. Mentre resta irrisolto il punto dolente: l'eventuale uscita della corrente dei 'finiani' con conseguente perdita dei numeri per governare.

LA CENA - Galeotta sarebbe stata la cena offerta a molti ospiti d'onore da Bruno Vespa, venerdì sera. Per Casini «è stata piacevole ed io parlo con tutti, figurarsi se non parlo con Vespa o Berlusconi». Ma «un' ipotesi rimpasto di Governo non mi riguarda». A tavola c'erano il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il Sottosegretario Gianni Letta, Berlusconi, Casini, il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, il presidente di Generali Cesare Geronzi. Non c'era, invece, Gianfranco Fini: invitato ma non è andato.

BERSANI - Altro grande assente a casa di Vespa il leader del Pd Pier Luigi Bersani, sicuro del fatto che le questioni politiche «non possono risolversi a tavola». «Credo che queste cose - ha spiegato il segretario dei democratici riferendosi al presunto «corteggiamento» di Berlusconi nei confronti dell’Udc di Casini - siano il segno di una certa fibrillazione, di un certo sbandamento, di una certa perdita di controllo da parte di Berlusconi della barra della politica italiana. A questo siamo arrivati - ha aggiunto Bersani - credo che nei prossimi mesi non avremo miglioramenti e me ne preoccupo per il paese che ha di fronte problemi enormi, molto seri, e in questo momento Berlusconi non ha un governo col timone in mano».

BOCCHINO - Ieri il luogotenente della pattuglia dei finiani Italo Bocchino ha vigorosamente smentito di aver minacciato in una intervista di avere «i numeri per far cadere la maggioranza». Alla fine anche Cnr media si è scusata per un «errore di trascrizione»: la frase vera era «Noi finiani siamo almeno uno in più del numero che è indispensabile per tenere in piedi la maggioranza». Insomma, indispensabili, ma fedeli: Bocchino ha chiosato «sosterremo il governo fino all'ultimo giorno della legislatura». Ma i disaccordi fra Berlusconi e Fini in particolare - al momento - sulla legge sulle intercettazioni restano intatti.

LEGA NORD - Intanto arriva l'altolà della Lega all'eventuale ingresso dell'Udc: «Se ci siamo noi, non ci possono essere loro» ha detto lapidario il leader del Carroccio, Umberto Bossi. L'ipotesi Casini invece non dispiace ad altri: «Chi decide nella coalizione: Berlusconi o la Lega?» si chiede il viceministro all'Economia Adolfo Urso secondo cui «il coinvolgimento dell'Udc può essere utile all'azione riformatrice del governo». Toni simili dal coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa: «con l'Udc non ci sono grandi differenze, perciò dico mai dire mai in maniera pregiudiziale ».