Casini: serve un governo di larghe intese
Il leader dell'Udc dice no alle elezioni anticipate e al ddl intercettazioni: «Non mi farò usare dal Cavaliere»
ROMA - «Non mi farò usare dal Cavaliere Serve un governo di larghe intese». Il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, in un'intervista a La Repubblica, rilancia il suo appello, «rivolto a tutti» e dice no alle elezioni anticipate e al ddl intercettazioni. Per Casini è necessario «aprire una fase politica nuova, che superi la teoria. Il mio appello - afferma - è rivolto ancora una volta a tutti, e alla maggioranza in primo luogo. Occorre una formula che coinvolga le forze più responsabili dell'opposizione».
Larghe intese - «Alle 'altre ipotesi', di cui parla Pierluigi Bersani «io ci penso da due mesi. Chiaro: bisogna arrivare alle larghe intese. Abbiamo tre anni di tempo, chi si tira fuori si assume le sue responsabilità». Ma «il rapporto tra noi e il Pd non è facile. Perché al di là delle affermazioni in privato, poi loro cosa offrono all'Udc? Stessa cosa: aggiungono un posto a tavola. Non va. Questi rischiano, tra qualche anno, di ripresentarsi con gli stessi ingredienti di un governo Prodi. Al quale vorrebbero si aggiungesse l'Udc. Con franchezza, se devo marciare al fianco del Prc, Di Pietro e magari della D'Addario, beh, rispondo no grazie».
Sul ddl intercettazioni invita il governo a fermarsi: «Fermi questo treno in corsa che rischia di deragliare rovinosamente. La prova di esibizione muscolare non conviene a nessuno ed è destinata ad infrangersi contro le prime verifiche di costituzionalità».
Infine, soffermandosi sul «Partito della nazione», osserva: «Il Partito della nazione è un progetto aperto a tutti. E lo dico anche rispondendo all'appello rivoltoci da Rutelli: noi dell'Udc non siamo solo disposti a metterci in discussione, ci siamo proprio azzerati. Ma guai a fare un'adunata di generali. In politica due più non sempre fa quattro. Quanto a Fini, certo, siamo disposti a costruire una pagina di politica nuova con chi ci sta. A patto che non sia basata sull'antiberlusconismo, che non paga, ma neanche sulla mitologia dell'uomo forte. Quella, oltre a essere stucchevole, è ormai tramontata».
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