Il vescovo amico di Ratzinger: discutiamo di celibato
Monsignor Jaschke: «Può attrarre persone sessualmente malate e immature»
CITTÀ DEL VATICANO - Vescovo ausiliare di Amburgo (Germania), amico del Papa e membro del ristretto circolo di suoi ex allievi di teologia, il Ratzinger Schuelerkreis, mons. Hans-Jochen Jaschke, ritiene che la Chiesa debba discutere di celibato, di fronte allo scandalo pedofilia, perché il suo obbligo può attrarre «persone sessualmente immature e malate», e, in un'intervista ad Apcom, sottolinea il coraggio di Benedetto XVI ad affrontare la crisi ma ammette che per molti cattolici tedeschi sarebbe «di aiuto» una sua parola sulla situazione tedesca.
Monsignor Jaschke, come può uscire la Chiesa cattolica da uno scandalo che sembra non finire più? «I casi di abuso in Germania e negli altri paesi sono una brutta ombra della Chiesa», risponde il presule. «Si può superare solo attraverso l'apertura e la chiarezza. Soprattutto le vittime devono poter far sentire la loro voce. La Chiesa cattolica si vergogna particolarmente. I numeri dei nostri casi sono molto bassi rispetto ad altri gruppi. Ma la Chiesa rappresenta esigenze morali alte e gli ecclesiastici che hanno compiuto questi crimini hanno abusato in modo grave della fiducia di persone innocenti».
Come spiega il fatto che negli ultimi decenni nella Chiesa non si è prestata sufficiente attenzione a questi abusi? «Dal 2001 il Vaticano e la Chiesa tedesca hanno reso quello degli abusi un argomento di dibattito pubblico. Prima di allora vi era nella chiesa, così come nella società, la tendenza a non parlare a voce alta di queste questioni. Vi era anche ignoranza in merito alla grave malattia della pedofilia».
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