28 agosto 2025
Aggiornato 06:30
Il decreto decade

Dl salvaliste, Governo battuto alla camera

38 defezioni del Pdl e 4 della Lega. Fra i big non votano Carfagna, Gelmini, Verdini, Ghedini e finiani. Approvato un emendamento del Pd

ROMA - L'emendamento del Pd a firma Gianclaudio Bressa al dl salvaliste che ne ha comportato la soppressione è stato approvato dalla Camera con 262 voti a favore e 254 contrari, senza astensioni. I deputati presenti in aula al momento del voto erano 516, la maggioranza richiesta 259. A favore dell'emendamento hanno votato solo deputati di opposizione: Pd-Udc-Idv-Api-Misto. Contro invece hanno votato 254 deputati di maggioranza a fronte dei 296 presenti. A fare la differenza, dunque, sono stati i 38 deputati del Pdl e i 4 della Lega che non hanno votato. Del Pdl, inoltre, altri 31 deputati risultvano in missione. Della Lega 4.

MAGGIORANZA - Fra i big del Pdl risultati presenti in aula ma che non hanno votato, i ministri Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, il coordinatore del Pdl Denis Verdini, Niccolò Ghedini, il neogovernatore della Campania Stefano Caldoro, Alessandra Mussolini, Michaela Biancofiore, Annamaria Bernini, Luca Barbareschi, Francesco Giro. E un nutrito gruppo di deputati «finiani»: Flavia Perina, Fabio Granata, Donato Lamorte, Marcello De Angelis. Le quattro defezioni della Lega, invece, sono venute da Andrea Gibelli, Carolina Lussana, Renato Togni e Gianluca Buonanno. In missione, e quindi assente giustificato come il Premier Silvio Berlusconi e il resto del Governo, anche il capogruppo Fabrizio Cicchitto.

OPPOSIZIONE - Sul fronte dell'opposizione, curiosamente, è mancata la firma dei leader dei tre partiti di opposizione su questa vittoria parlamentare di Pd, Idv e Udc. Tanto Pierluigi Bersani come Antonio Di Pietro che Pier Ferdinando Casini non hanno partecipato alla votazione, pur risultando presenti in aula.

BERSANI: «SCONFITTA POLITICA» - Il voto alla Camera che ha bocciato il decreto salva-liste è «una sconfitta politica per la maggioranza ed il Governo: aggiungendo pasticcio a pasticcio, finiscono vittime della loro stessa arroganza». Lo sostiene il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.