29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Cronaca. Caso Marrazzo

Davanti al gip i 4 carabinieri fermati

Interrogatorio di convalida. Per il Legale Mario Griffo: «Il maresciallo Tamburrino va scarcerato»

ROMA - E' iniziato questa mattina l'interrogatorio di convalida dei quattro carabinieri fermati per un presunto ricatto al presidente della regione Lazio Piero Marrazzo. Gli atti si svolgono nel carcere di Regina Coeli. Il gip Sante Spinaci ascolterà gli indagati Luciano Simeone, Carlo Tagliente, Antonio Tamburrino e Nicola Testini.

L'avvocato Mario Griffo, difensore di Tamburrino ha spiegato: «Il mio assistito è accusato della ricettazione del cd con il video delll'incontro tra Marrazzo e un transessuale e di omessa denuncia rispetto proprio alla provenienza illecita di quel filmato». Il penalista ha poi aggiunto: «Chiederò la non convalida del fermo e la non applicazione di alcuna misura cautelare, non c'è alcun pericolo di fuga».

Il 20 ottobre il maresciallo Tamburrino, in occasione della perquisizione che ha subito, ha consegnato il compact disc rotto e il biglietto del treno che lo avrebbe dovuto portare a Milano e che era stato pagato dall'agenzia Masi, interessata all'acquisizione del video. Il 22 ottobre poi è stato riconvocato dagli investigatori e fermato. Sempre secondo quanto riferito dall'avvocato Griffo, Tamburrino, 28 anni, vive a Roma da pochi anni ed ha una carriera senza alcuna macchia.

Gli indagati dovranno rispondere di estorsione, violazione di domicilio e della privacy, rapina ai danni del governatore del Lazio che sarebbe stato ricattato perchè sorpreso con un blitz «senza nè titolo nè legge». Un incontro osè, intimo, privato avvenuto a luglio scorso, all'interno di un appartamento con una persona.

L'imperativo, a piazzale Clodio, è quello della massima riservatezza. La notizia dell'indagine non sarebbe dovuta «uscire» - si sottolinea - e adesso bisogna cercare di fare le cose per bene. Ma se da una parte è chiaro che «in questa vicenda non esistono mandanti nè complotti di alcun tipo, ed il caso va inquadrato in un ambito di criminalità comune», dall'altro il ruolo giocato dalla persona che si è incontrata con Marrazzo non è chiaro. Perché se gli ultimi accertamenti sono stati veloci è anche vero che quanto subìto da Marrazzo è stato molto.

Il governatore, quel giorno sicuramente terribile, è stato anche rapinato dai carabinieri infedeli dei soldi che aveva nel portafogli durante il blitz. Il fatto l'avrebbe detto lo stesso Marrazzo ai pm quando è stato sentito come parte offesa. Per questo motivo i militari fermati devono rispondere di rapina.

Stando al dossier dei Ros, quattro assegni, per un importo complessivo di circa 50mila euro, sarebbero stati staccati dal carnet di Marrazzo per cercare di fermare il tentativo di ricatto. Assegni mai incassati e forse spariti dalla circolazione.

Secondo quanto accertato il giorno del blitz due carabinieri avrebbero sorpreso Marrazzo nell'appartamento, mentre altri due sarebbero rimasti fuori in attesa. Gli accertamenti sul video continuano - si spiega - perché bisogna capire chi l'ha girato.

L'uso che se ne voleva fare è abbastanza chiaro. Si voleva ricattare il Governatore del Lazio gettandolo in uno scandalo a luci rosse. Proprio come era stato immaginato durante il periodo del Laziogate, nel corso dell'ultima campagna elettorale per le elezioni regionali. Quando si voleva danneggiare la corsa di Marrazzo e di Alessandra Mussolini, candidati contrapposti di Francesco Storace.

Un detective fatto diventare spia disse in una intercettazione «Mandiamogli un viados». E quella intenzione malevola e mai realizzata è bastata per alimentare voci, diffamazioni. Per questo Marrazzo ha ringraziato gli investigatori e dato poi subito mandato ad un avvocato di tutelare la sua persona. Tornando al video in questione è stato sicuramente proposto a qualche società di produzione televisiva, forse legata a un gruppo editoriale. Di certo è stato giudicato «invendibile». Forse era destinato a Milano e sarebbe finito nelle mani di un mediatore. Ulteriori accertamenti ci saranno per la droga, di cui gli indagati hanno parlato.

Dal canto suo il Governatore Marrazzo, «dispiaciuto che questa bruttissima storia veda coinvolti alcuni carabinieri», ha voluto «comunque rivolgere un ringraziamento all'Arma e alla magistratura per il lavoro svolto», ma ha sottolineato che «il tentativo di estorsione era basato su una bufala», dichiarando di non essere «mai stato oggetto di ricatto». Per il Governatore è «una vicenda surreale» e ha ribadito: «Rimango al mio posto. Continuerò con serietà e determinazione il mio lavoro fino all'ultimo giorno della legislatura». Il suo pensiero infine va alla famiglia che «voglio preservare con tutte le forze», e da ora in poi «parleranno solo i miei legali».