3 maggio 2024
Aggiornato 12:30
Oggi Aung San Suu Kyi è stata condannata a 18 mesi di arresti domiciliari

Frattini: «Italia con Ue, inasprire sanzioni Birmania»

Il ministro: «Non è giusto impedire a Suu Kyi di ricandidarsi»

ROMA - Anche l'Italia aderisce «alla linea dell'Unione europea di esprimere una ferma condanna» e pensa a «un'azione comune europea, anche di inasprimento delle sanzioni, verso il regime dittatoriale della Birmania»: lo ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini nel corso del Tg3, dopo che oggi la leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi è stata condannata ad ulteriori 18 mesi di arresti domiciliari per avere violato i termini della sua custodia.

Elezioni libere - Secondo il ministro «non possiamo accettare che i diritti umani siano sacrificati e soprattutto che si impedisca» alla Premio Nobel per la Pace e leader della Lega nazionale delle Democrazia «di candidarsi alle prossime elezioni, ammesso - ha concluso Frattini - che vi siano elezioni libere tra un anno e mezzo» nell'attuale Myanmar.

San Suu Kyi a «casa» - La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, condannata ad altri 18 mesi di arresti domiciliari, è stata ricondotta nella sua abitazione di Rangoon dopo la sentenza pronunciata in prigione. Lo ha detto un rappresentante della giunta.

Un tribunale speciale, riunito nel complesso carcerario di Insein, a nord di Rangoon, ha riconosciuto Suu Kyi colpevole di aver violato i termini che, dal 2003, regolano la sua detenzione domiciliare, per aver fatto entrare nella sua abitazione di Rangoon un cittadino americano.

Il pacifista Usa John Yettaw è stato a sua volta condannato a sette anni di carcere, di cui quattro ai lavori forzati.